La caratteristica essenziale del Disturbo Antisociale di Personalità è rappresentata da un quadro di comportamenti che viola i diritti degli altri e le regole sociali principali.
Gli individui con disturbo antisociale hanno un comportamento caotico e fuori sintonia rispettp alla società. Sono frequentemente disonesti e manipolatori al fine di trarre profitto o piacere personale. Le decisioni vengono prese in modo impulsivo, senza considerazione delle conseguenze per sé nè tanto meno per gli altri. Dinanzi ad un loro comportamento antisociale possono mostrare indifferenza o minimizzarne le conseguenze. Generalmente non provano senso di colpa e non riescono a tenere in considerazione il punto di vista altrui. Tendono a mostrare un comportamento irritabile e aggressivo verso gli altri e sono cinici e sprezzanti nei confronti dei sentimenti e delle sofferenze altrui.
Come avvine per i disturbi di personalità in genere, questi individui mostrano comportamenti a rischio quali rapporti sessuali non protetti, uso di alcol e sostanze stupefacenti o comportamenti di guida spericolati. I problemi giudiziari sono frequenti e comprendono reati di varia natura (risse, colluttazioni, furti, scippi, rapine, violenza privata, violazioni del Codice della Strada).
Gli individui con disturbo antisociale di personalità considerano i loro problemi come il risultato di una incapacità delle altre persone ad accettarli o, in modo persecutorio, del desiderio altrui di limitare la loro libertà.
Gran parte dei soggetti presenti nelle comunità per tossicodipendenti e nelle carceri sono affetti da questo disturbo (come avviene per molti disturbi di personalità, in particolar modo quello borderline). Essi rappresentano la cosiddetta doppia diagnosi o comorbidità psichiatrica. Questi soggetti non riconoscono la necessità di un trattamento farmacologico e/o psicoterapico (se non in età molto avanzata) a causa della inconsapevolezza di malattia e pertanto la possibilità di un trattamento efficace è assai rara.

Il disturbo antisociale di personalità, per il DSM IV, è caratterizzato da:

A. Un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri che si manifesta fin dall’età di 15 anni, come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:

1) incapacità di conformarsi alle norme sociali per ciò che concerne il comportamento legale, come indicato dal ripetersi di condotte suscettibili di arresto

2) disonestà, come indicato dal mentire, usare falsi nomi, o truffare gli altri ripetutamente, per profitto o per piacere personale

3) impulsività o incapacità di pianificare

4) irritabilità e aggressività, come indicato da scontri o assalti fisici ripetuti

5) inosservanza spericolata della sicurezza propria e degli altri

6) irresponsabilità abituale, come indicato dalla ripetuta incapacità di sostenere un’attività lavorativa continuativa, o di far fronte ad obblighi finanziari

7) mancanza di rimorso, come indicato dall’essere indifferenti o dal razionalizzare dopo avere danneggiato, maltrattato o derubato un altro

B. L’individuo ha almeno 18 anni

C. Presenza di un “Disturbo della Condotta” con esordio prima dei 15
anni di età

D. Il comportamento antisociale non si manifesta esclusivamente
durante il decorso della “Schizofrenia” o di un “Episodio Maniacale”.

Tutti i criteri A, B, C, D devono essere contemporaneamente soddisfatti per poter diagnosticare il disturbo antisociale di personalità.

DESCRIZIONE SECONDO IL DSM IV

Il disturbo antisociale di personalità, è classificato dal DSM-IV (1994) sull’asse II nel gruppo B dei disturbi di personalità. Fanno parte dello stesso gruppo i disturbi borderline, narcisistico ed istrionico.

Rispetto agli altri disturbi di personalità, per i quali ai fini della diagnosi è necessario che la sintomatologia compaia nella prima età adulta, il disturbo antisociale prevede sintomi già a partire dall’adolescenze (15 anni).

Nonostante sia possibile diagnosticare prima dei 15 anni un disturbo della condotta, soltanto una minima percentuale di coloro che hanno avuto una tale diagnosi durante l’infanzia, la pubertà o la prima adolescenza svilupperà in futuro un disturbo antisociale. E’ però vero che tutti coloro che sono valutati come “antisociali” in età adulta hanno mostrato un disturbo della condotta prima dei 15 anni di età. Inoltre nonostante la sintomatologia sia già presente dall’età di 15 anni questo di nuovo non si collega direttamente con lo sviluppo di una personalità antisociale in età adulta.

Il Disturbo Antisociale di Personalità è l’erede delle vecchie “psicopatie” poi divenute “sociopatie”. La variazione della nomenclatura nel tempo, riflette alcune teorizzazioni alla base della patologia. Se la psicopatia può far pensare ad una problematica grave che investe il soggetto nella propria individualità ovvero diviene lo specchio di una teoria che vede nella psicopatologia grave un forte substrato “biologico”, il termine “sociopatia” sposta la questione sul fronte opposto, inquadrando il disturbo come una problematica sociale, in cui, a volte, sembra la “società” che crea la patologia (Baranello M. 2003, Roma).

Le attuali e più avanzate teorie inquadrano ogni forma di psicopatologia della personalità all’interno di un modello multidimensionale di tipo bio-psico-sociale (Paris, J.).

ASPETTI CRIMINOLOGICI

Il tratto peculiare che contraddistingue il paziente antisociale è la mancanza di rimorso, ovvero, da un punto di vista psicodinamico, egli non ha potuto introiettare la “norma”. Vediamo quindi un paziente spesso freddo nel racconto dei dettagli anche di eventuali atti violenti se non addirittura di omicidi singoli o seriali.
La mancanza di empatia e un “Io” grandioso riflettono il continuum con il disturbo narcisistico. Sembrerebbe che, utilizzando una comprensione psicodinamica, ciò che distingue un paziente antisociale da un paziente narcisista sia proprio la carenza, nel primo, del senso di colpa.

Il paziente antisociale è spesso in grado di mentire, falsificare, ed addirittura simulare altre patologie fisiche o psichiche. Avendo comunque una scarsa capacità di pianificare ed un’estrema impulsività è necessaria una valutazione intensiva a lungo termine.

In virtù del fatto che spesso i cosiddetti “criminali” evidenziano un disturbo antisociale di personalità, la questione della patologia si fa più ampia ed interessa non soltanto l’ambito psicologico e psichiatrico ma anche il campo della giustizia e della pubblica sicurezza (soprattutto per chi si occupa di perizie per i tribunali, nel definire la carenza di rimorso, poiché il paziente con disturbo antisociale di personalità, in virtù della capacità già accennata di mentire, falsificare e simulare, può operare una simulazione anche del “senso di colpa” e del rimorso, mostrando anche una “non genuina” commozione e pseudo-sentimenti).

In funzione al significato di riabilitazione penale, gli istituti carcerari dovrebbero essere gli enti in cui una perizia si rende necessaria al fine della valutazione e del reinserimento sociale di detenuti con disturbo antisociale di personalità.
Rispetto alla possibile reintegrazione di questi soggetti (in altre parole se siano “curabili” oppure non vi sia possibilità di recupero) Gabbard (Gabbard, G.O., 1994) propone una serie di fattori predittivi della risposta terapeutica positiva o negativa al ricovero in un reparto di psichiatria:

– Risposta negativa

1. anamnesi positiva per arresti di reato
2. anamnesi positiva per menzogne, falsità, raggiro
3. pendenze legali da definire al momento del ricovero
4. anamnesi positiva per condanne per reato
5. ricoveri obbligatori come alternativa all’incarcerazione
6. anamnesi positiva per violenze verso terzi
7. diagnosi sull’asse I di alterazione cerebrale organica

– Risposta positiva

1. presenza di ansia
2. diagnosi sull’asse I di depressione
3. diagnosi sull’asse I di una psicosi che non sia depressione o sindrome cerebrale organica

CARATTERISTICHE COMUNI AI DISTURBI ANTISOCIALE E BORDERLINE DI PERSONALITA’

Il quadro di impulsività, tipico dell’antisociale, è trasversale anche agli altri disturbi dello stesso cluster, in particolare al disturbo borderline.
Esiste una sorta di continuum tra altri disturbi dello stesso gruppo, nello specifico tra il disturbo antisociale, narcisistico e borderline. Un’attenta valutazione diagnostica differenziale si rende necessaria anche con disturbi dell’asse I come i disturbi bipolari e la schizofrenia.
Tratti antisociali come quelli indicati dai criteri A3, A4, A5 e in qualche misura dal criterio A6 del DSM IV, sono spesso evidenti anche nel paziente borderline. Risulta pertanto fondamentale un’attenta valutazione l’esordio sintomatologico e la presenza dei disturbi della condotta prima dei 15 anni.