L’intossicazione da droga si ha per assunzione recente di una sostanza; è reversibile, specifica per ogni composto e correlata al dosaggio, alla durata dell’esposizione alla sostanza e alla tolleranza del soggetto. L’intossicazione si caratterizza per la comparsa di una sintomatologia clinica variabile da sostanza a sostanza, nonché per modificazioni comportamentali quali alterazioni dell’umore, del pensiero, delle percezioni, della vigilanza, dell’attenzione, dell’attività psicomotoria, della capacità critica e del funzionamento sociale e lavorativo. L’abuso si configura quando la sostanza viene utilizzata attraverso una modalità patologica, caratterizzata da segni di intossicazione, dall’incapacità ad interromperne l’uso nonostante la presenza di problemi di salute, interpersonali o legali (causati dagli effetti della sostanza), con conseguente compromissione delle attività sociali e professionali. I quadri di vera e propria dipendenza sono invece condizionati dai fenomeni di tolleranza, astinenza, comportamento compulsivo di ricerca spasmodica ed assunzione della sostanza di abuso (craving) e comportamento recidivante (ricaduta nell’uso della sostanza, causata dall’addiction). Si definisce dipendenza l’assunzione persistente di sostanze allo scopo di prevenire o diminuire i sintomi d’astinenza fisici o psichici. Il concetto di dipendenza psicologica si riferisce a quei sintomi non-fisici che si manifestano alla sospensione dell’uso di sostanze, incluso il craving, l’agitazione, l’ansia e la depressione. L’assunzione della sostanza allevia i sintomi astinenziali e produce un innalzamento dell’umore. Si definisce addiction una modalità compulsiva e discontrollata di assunzione di una sostanza nonostante le sue conseguenze sfavorevoli. La definizione di addiction non solo comprende i concetti di tolleranza e dipendenza, ma è caratterizzata da altri importanti aspetti quali: la preoccupazione per l’acquisizione della sostanza, l’uso compulsivo, la perdita di controllo, il forte rischio di ricaduta e il diniego della condizione di dipendenza. Il tossicodipendente ha un comportamento improntato ad un definito stile di vita, centrato sulla droga di elezione. Conseguenze biopsicosociali sono i fenomeni tipici della tossicodipendenza come gli effetti psicotropi, la dipendenza, la tolleranza, le patologie correlate, i tratti di personalità che il tossicomane sviluppa, i problemi familiari, relazionali, occupazionali e giudiziari che ne derivano. Oltre alle modificazioni comportamentali e di abitudini che la droga induce sul soggetto dipendente, possono essere rilevabili anche modificazioni neurobiologiche di tipo reversibile (momentanee se l’intossicazione è acuta, a lungo termine se cronica), oppure irreversibile, là dove oltre alla modificazione della neuroelettrobiochimica cerebrale, si va ad instaurare il danno somatico permanente inteso come necrosi cellulare ovvero morte neuronale. Le sostanze chimiche introdotte dall’esterno vanno ad interagire con i sistemi recettoriali cerebrali, determinando alterazioni durevoli nel meccanismo fisiologico dei neurotrasmettitori e dei recettori; tali alterazioni cerebrali hanno risvolti psichici e comportamentali rilevanti. Inoltre le proprietà psicotrope delle droghe rendono tali sostanze ricercate, e la ricerca stessa è un comportamento che viene appreso ed entra a far parte integrante dello stile di vita del soggetto che ricorre al loro uso (meccanismo del craving). La conoscenza relativamente recente dei fenomeni neuroelettrobiochimici -la cui attendibilità è comunque ancora parziale- ha contribuito a creare ulteriori visioni del problema droga. Da sempre, infatti, il tema delle tossicodipendenze ha visto prese di posizioni scientifiche, politiche, giuridiche, sociali assai diverse tra di loro, le cui risposte appaiono spesso opposte tanto in ambito preventivo (liberalizzazione versus proibizionismo; riduzione del danno piuttosto che non) quanto in ambito terapeutico (programmi con varie tipologie operative). Inoltre, alcune di quelle che sembravano essere teorie e classificazioni consolidate, hanno successivamente perso validità, come nel caso della distinzione tra droghe leggere e pesanti, oggi scientificamente superato, ma ancora di uso comune per distinguere i derivati della cannabis (hashish e marijuana nelle loro varie forme) da tutte le altre sostanze psicotrope. Il quadro attuale del fenomeno ha fatto sì che possano essere considerate dipendenze gravi alla pari di quelle da sostanze psicoattive, anche quelle determinate situazioni che portano il soggetto ad abusare di comportamenti senza i quali subentrerebbe un malessere assimilabile ad una crisi d’astinenza. Questi sono i cosiddetti soggetti dipendenti da gioco d’azzardo (gambling addicted), da internet (Internet addicted), da lavoro (work addicted), da sesso (sex addicted), da televisione o da play station (tv addicted), ecc..
EPIDEMIOLOGIA
I SerT in Italia sono 540 e hanno in cura circa 120.000 tossicodipendenti ogni anno. In Unione Europea i tossicodipendenti da eroina sono un milione 500mila, su una popolazione totale di 357 milioni (1 ogni 1074 abitanti comprendendo tutte le età); sono generalmente maschi, di età compresa tra i 24 e i 33 anni, abitanti tanto nelle grandi città quanto nei piccoli centri rurali. L’Italia, assieme al Lussemburgo, conduce il triste primato: 8 su mille persone residenti in Italia sono interessate dal consumo di eroina, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 54 anni. [dati: Commissione Europea, Osservatorio di Lisbona, dicembre 1999] I locali da ballo gestiti dal SILB (Sindacato Locali da Ballo) sono circa 4.000 (90% del totale delle discoteche sul territorio); di questi il 7-8 % sono “di tendenza” (musica teckno, ecc.), quindi circa 300 quelle considerate a rischio. Ogni week-end si recano in discoteca, in Italia, tra i 4 e i 5 milioni di giovani. La cifra stimata di persone presenti nelle discoteche di tendenza durante ogni fine settimana è compresa tra le 1000 e le 6000 unità. Di questi circa il 50 – 60% ha fatto uso almeno una volta nella vita di MDMA; si stima, dall’analisi di dati crociati, che in Italia siano 50-85.000 i consumatori abituali di ecstasy: vale a dire che ogni week-end l’1% dei ragazzi che girano per le discoteche italiane consumerà ecstasy. Di questi la stragrande maggioranza ha un’età compresa tra i 14 e i 20 anni (86% fonte SEI 99). L’1% circa degli studenti delle scuole superiori in Italia utilizza abitualmente ecstasy, (altri in realtà sono solo sperimentatori). In Emilia Romagna il 4,2% dei ragazzi diciassettenni ha fatto uso di ecstasy e LSD e il 47% non lo considera dannoso (ricerca 1999 del Comune di Reggio Emilia).
LE POLIASSUNZIONI
La variabilità dei quadri sintomatologici prospettati per le persone che fanno uso di sostanze, viene ulteriormente complicata dal poliabuso (ovvero dall’uso simultaneo o ciclico di sostanze diverse), dalla presenza di più dipendenze (non solo da sostanze) o di un abuso e di una dipendenza, come spesso accade in modo combinato, per droghe e alcool. I sintomi finiscono col sovrapporsi e complicarsi ulteriormente quando, per esempio, appare la presenza di più turbe della personalità -di fatto, nella norma- magari espresse a livelli di gravità differenti o magari associate a disturbi di altri assi (in particolar modo di asse I). Nella letteratura internazionale si fa sempre più strada l’evidenza che le droghe funzionino da fattore precipitante in un’ampia fascia di popolazione giovanile, maggiormente in quella detta “a rischio” per la presenza di problematiche di devianza e/o d’appartenenza a contesti sociali multiproblematici.
Si definiscono poliassuntori quei soggetti tossicodipendenti in cui l’uso di una sostanza primaria, viene associato all’uso di una secondaria e, a volte, ad altre sostanze psicotrope ancora. La poliassunzione deriva spesso dalla necessità di utilizzare una sostanza modulante in associazione con quella primaria: per aumentarne, attenuarne gli effetti, o il loro scemare (down). E’ il caso dell’eroina, per sedare il down della cocaina (speed-ball), degli antidepressivi serotoninergici per aumentare l’effetto dell’MDMA, delle benzodiazepine per attenuare i sintomi astinenziali da eroina, del cannabinolo e dell’alcol per meglio gestire gli effetti di coda delle droghe sintetiche (ad esempio il trisma mandibolare). Assume a tal proposito una notevole importanza la trasversalità dell’alcol, spesso utilizzato dai consumatori di droghe sintetiche, tramite l’assunzione ad abbuffata (binge); infatti questa associazione permette che “la cala salga meglio”, inducendo vampate di calore che “sale” fino alla testa. Inoltre, la componente anfetaminica eccitante dell’ecstasy, unita a quella disinibente dell’alcol, permette al soggetto di vincere eventuali inibizioni relazionali. L’alcol ad alti dosaggi diviene un potente anestetico, aumentando così il rischio di morte improvvisa, essendo la sua dose efficace in qualità di anestetico, troppo vicina a quella tossica letale. A rendere ancora più comune ed incontrollato il suo uso, sono stati alcuni beveroni al gusto di frutta, ad elevato contenuto alcolico: gli alcol pops, molto usati in Inghilterra. Ultimamente l’uso di ecstasy viene anche associato a quello del viagra nel cosiddetto superpill, quasi a scongiurare il timore di falire durante il rapporto, generalmente in chi è sotto effetto di ecstasy, privo di preservativo. In questi soggetti il trattamento di recupero (ed in primis la disintossicazione) è assai più complesso, e prevede schemi terapeutici differenziati, da soggetto a soggetto, di frequente supportati necessariamente da terapia farmacologica. Il rischio che chi assume droghe sintetiche sia esposto con un’altissima probabilità all’uso di oppiacei, è certo. E’ inoltre dimostrato che il deficit di memoria e di concentrazione nei consumatori (o ex consumatori) di MDMA, spesso irreversibile se avente come causa primaria l’utilizzo di droghe sintetiche, peggiora con l’uso di cannabinoidi. Gli stessi cannabinoidi, reputati per anni innocui alla salute, risultano oggi inequivocabilmente inducenti dipendenza sopra certi dosaggi (plurisettimanale – giornaliero). Per questi, la dipendenza non implica solo la crisi d’astinenza derivante dalla cessazione dell’utilizzo; è una dipendenza che va ben oltre alla storica, scolastica, ma non scientifica suddivisione in fisica e psichica, e dove quest’ultima, indotta da complessi meccanismi neurobiochimici, è assai più difficile da combattere rispetto ai sintomi fisici.