Di Antonio Floriani *

La ludopatia o gioco d’azzardo patologico (GAP) è stata riconosciuta ufficialmente, anche in Italia, come malattia dal Ministero della salute. Negli ultimi anni il fenomeno è diventato una vera e propria emergenza, anche grazie al più facile accesso alle macchinette, al gioco on-line ed allo spopolare delle sale da gioco.

Il gioco d’azzardo è una malattia o rischia di diventarlo per più di un milione di italiani. A questo numero bisogna aggiungere le persone che vengono coinvolte, più o meno direttamente (familiari, amici, colleghi) dalla patologia, pagandone le conseguenze.

Quando il gioco assume le caratteristiche di una vera e propria malattia, emerge la modalità compulsiva, innescando una spirale patologica nella qual il giocatore, al pari delle altre dipendenze (da sostanze e  non) rimane inesorabilmente e progressivamente, senza rendersene conto, imbrigliato.

Da questo momento insorge il corredo di comportamenti che accompagnano costantemente ogni dipendenza, tra cui l’incapacità di fermarsi, vani tentativi di “resistere” alla tentazione della giocata, utilizzo di promesse e bugie al fine di ottenere denaro da giocare, di poter raggiungere “l’obiettivo” o nel tentativo di giustificare, legittimare o minimizzare i propri comportamenti.

Come per tutte le dipendenze, guarire si può, sebbene il percorso sia molto lungo, complesso e frequentemente costellato di ricadute. La condizione necessaria è la reale presa di consapevolezza da parte del giocatore che il suo comportamento legato al gioco è un problema e che esso ha compromesso gran parte della propria vita (relazioni sociali e familiari, lavoro, economia, ecc.).

Molto spesso sono i parenti e gli amici a chiedere aiuto, rivolgersi a centri e professionisti nell’intento di favorire l’accesso della persona dipendente dal gioco ad un percorso di recupero, mentre il diretto interessato impiega molto più tempo a raggiungere tale consapevolezza ma soprattutto la reale volontà di smettere.

Gli interventi più efficaci nei confronti del gioco d’azzardo patologico sono in linea generale integrati e multiprofessionali, coinvolgendo un’insieme di tecniche, strategie e professionisti tra loro coordinati. Di grande utilità sono i gruppi di autoaiuto sorti innumerevoli (da quelli delle associazioni, ai più noti Giocatori Anonimi) che, in modo autonomo o parallelamente a un percorso individuale professionale, permettono alla persona di allontanarsi dal gioco.


* Antonio Floriani è medico psicoterapeuta, criminologo, Direttore del Centro LiberaMente di Genova. Esperto in dipendenze e comportamenti d’abuso, lavora da molti anni, a diversi livelli, nel settore. Per informazioni o per fissare un appuntamento, contattate il Centro LiberaMente ai recapiti che trovate cliccando qui o scrivete all’indirizzo info@normalarea.com