A

abreazione: reazione di esteriorizzazione mediante la quale un soggetto “si libera” di una rimozione affettiva più o meno antica, celata nel proprio inconscio. Tale reazione può essere spontanea o provocata (psicoanalisi). Sinonimo di “catarsi”. (da Godfryd, M. 1993)

 

abulia: assenza o diminuzione della volontà. (da Godfryd, M. 1993)

 

abuso di sostanze: modalità di assunzione di sostanze psicoattive caratterizzata dall’introduzione di elevati dosaggi (al di sopra degli standard usuali di consumo abituale) con maggiori effetti acuti e conseguenze problematiche per il soggetto. L’abuso può comparire nel soggetto con uso continuativo, dipendenza o addiction e si presenta come “abbuffate” o aumento episodico della dose media usata. Si distingue dall’uso per la modalità di assunzione più compulsiva e per le dosi aumentate rispetto all’uso continuativo (con o senza dipendenza). (G. Serpelloni et all, Manuale di Total Quality Management per le Dipendenze da Sostanze).

 

acatisia: impossibilità di restare seduti, bisogno imperioso e incessante di camminare, di diversa origine. (da Godfryd, M. 1993)

 

acido gamma-amino-butirrico: vedi “GABA”.

 

acting-out: letteralmente: “passaggio all’atto”. Indica le azioni, spesso impulsive, che irrompono nel sistema del comportamento abituale del soggetto. È caratterizzata da un episodio violento che si manifesta tramite uno scoppio emotivo improvviso a causa della mancanza o del ridotto controllo degli impulsi. Può assumere forma di auto o eteroaggressitività e talvolta violento. Attraverso il passaggio all’atto il soggetto esprime impulsi non controllati e non elaborati attraverso il proprio io. Ciò è legato all’impossibilità di controllo di tensioni e conflittualità interne fino a quel momento mantenutesi in equilibrio. Talvolta l’acting out è legato all’impossibilità di rappresentarsi e quindi di verbalizzare le proprie tensioni interne, che possono essere amplificate da un ambiente disfunzionale o non recettivo.

 

adattamento: processo attraverso cui un individuo o un gruppo stabiliscono con il proprio ambiente naturale o sociale una condizione di equilibrio o per lo meno di assenza di conflitto. Il processo avviene attraverso la combinazione di manovre alloplastiche, volte a modificare l’ambiente, e autoplastiche, tese a modificare se stessi in vista di un accettabile equilibrio Quando il risultato di queste manovre non sortisce l’effetto si parla di disadattamento, solitamente riferito all’ambiente sociale. In psicologia sociale l’adattamento è una delle più importanti modalità dello sviluppo psichico dell’individuo, per cui si analizza ogni variabile dello psichismo individuale come funzione dell’adattamento sociale, inteso come adeguamento agli standard comportamentali richiesti dalla cultura ambientale di appartenenza, e come anticipazione dei modelli attesi dalla struttura sociale. Rispetto a questa definizione, che gli psicologi sociali chiamano “statistica”, ogni forma di deviazione dalle norme di riferimento è disadattamento che richiede una serie di iniziative formative, educative, pedagogiche, terapeutiche, volte al riadattamento, ispirate per la gran parte ai modelli del condizionamento sociale. Esiste poi una concezione dinamica di adattamento fondata sull’analisi delle motivazioni che agiscono come base energetica del comportamento, delle decisioni che portano all’azione comportamentale, e delle modalità di sviluppo dell’organizzazione sociale che comporta una continua revisione delle tecniche adattive di volta in volta utilizzate. (Galimberti Umberto Dizionario di Psicologia, UTET, 1992).

 

adattivo o adattativi: che riguarda l’adattamento di una persona a una situazione o all’ambiente.

 

addiction: traduzione inglese di “dipendenza”; è pertanto preceduta dal tipo di dipendenza (nome di sostanza o parola che caratterizza la dipendenza; es.: opiumium addiction; internet addiction; work addiction).

 

adrenalina: neurotrasmettitore, mediatore chimico implicato nella regolazione del tono dell’umore. Cnfr. con dopamina, noradrenalina, endorfine.

 

affettività: termine col quale si fa riferimento agli aspetti che riguardano il tono delll’umore.

 

affetto: termine generico per esprimere ogni fenomeno che riguarda l’affettività, cioè ogni sfumatura che va dal piacere al dolore. Gli affetti penetrano nell’esperienza sensibile sotto forma di sentimento, umore ed emozione. In psichiatria col termine “affettività” si fa riferimento agli aspetti che riguardano il tono delll’umore.

 

affiliazione: meccanismo di difesa per il quale il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni rivolgendosi agli altri per avere aiuto o supporto. Ciò comporta la possibilità di condividere problemi con gli altri, e non il tentativo di scaricare su di loro la responsabilità per tali problemi. (DSM-IV, APA 1994).

 

agìto: episodio in cui si manifesta la propria emotività in modo generalmente -ma non sempre- poco controllato. V. anche acting-out.

aggressione passiva: È un meccanismo di difesa in cui il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni esprimendo aggressività verso gli altri in modo indiretto o subdolo. Vi è una facciata di compiacenza manifesta che maschera resistenza, risentimento, od ostilità profonde. L’aggressione passiva spesso si manifesta in risposta a richieste di atti o prestazioni indipendenti, oppure alla mancata gratificazione di desideri di dipendenza, ma può rivelarsi adattiva in soggetti in posizione subordinata che non hanno altri modi per esprimere più apertamente i propri punti di vista. (DSM-IV, APA 1994).

 

agonista (sostanza a.): sostanza con specifiche proprietà farmacodinamiche in grado di stimolare attivamente e positivamente i recettori cellulari (esempio: il metadone rispetto all’eroina).

 

agorafobia: paura eccessiva (non realistica) degli spazi aperti come strade e piazze, che spinge molti agorafobici ad evitare la situazione fobigena, quindi a non uscire di casa.

 

allucinazione: percezione con carattere di corporeità di un “oggetto esterno” che non è presente.

 

altruismo: meccanismo di difesa per il quale il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni dedicandosi ad andare incontro ai bisogni del prossimo. A differenza del sacrificio di sé che caratterizza talora la formazione reattiva, il soggetto riceve gratificazione o in modo sostitutivo, o tramite la risposta che riceve dagli altri. (DSM-IV, APA 1994).

 

ambientale: che fa riferimento a tutte le situazioni in cui la persona è cresciuta o vive (famiglia, amici, persone e luoghi frequentati).

 

anaclitica: (depressione a.) termine che fa riferimento alle depressioni la cui origine deriva da modelli di attaccamento instabili.

 

analisi: v. psicoanalisi.

 

anaffettività: mancanza di espressione dell’affettività.

 

anamnestico: che fa riferimento all’anamnesi, ovvero alla storia clinica e/o ai vissuti del paziente.

 

angoscia: emozione violenta e sgradevole di paura senza un oggetto specifico, accompagnata da un corteo somatico imponente come: mancanza d’aria, tachicardia, sudorazione, tremori, ecc. Dal punto di vista psicodinamico l’angoscia potrebbe essere collegata alla paura catastrofica di una perdita. (Lalli, N. 1991).

 

annullamento: meccanismo di difesa per il quale il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni tramite parole o comportamenti che hanno lo scopo di rendere non esistenti pensieri, sentimenti, o azioni inaccettabili, o di fare per essi simbolica ammenda (DSM-IV, 1994).

 

ansia: stato di apprensione sgradevole per qualcosa di negativo, anche se non ben definito, che dovrà accadere. In altri termini si potrebbe affermare che l’ansia è un segnale d’allarme che può insorgere ogniqualvolta si tema una crisi d’angoscia (Lalli, N. 1991).

 

antagonista (sostanza a.): riferito ad una sostanza indica un’azione farmacologica o biochimica opposta ad un’altra (opposto di agonista; es: naloxone -Narcan®- per l’eroina).

 

anticipazione: meccanismo di difesa per il quale il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni vivendo reazioni emozionali anticipate verso futuri eventi possibili, oppure anticipando le conseguenze di questi eventi e prendendo in considerazione risposte o soluzioni alternative realistiche (DSM-IV).

 

aprassia: perdita della capacità di eseguire movimenti volontari; i pazienti aprassici hanno difficoltà a produrre su richiesta delle risposte che riescono invece a produrre facilmente quando non ci pensano. (Pinel, J.P.J. 1990).

 

apprendimento vicario: (terapia comportamentale) apprendimento che si verifica tramite l’osservazione e l’imitazione. (Corsini, R.J., Wedding, D., 1995).

 

archetipo: sinonimo di “modello di riferimento”, “prototipo”. In psicologia e psichiatria viene spesso usato per indicare un soggetto che racchiude in modo evidente tutte le caratteristiche della patologia di cui è portatore.

 

assessment: sinonimo di “valutazione”.

 

assuefazione: processo mediante il quale si giunge a far propria un’abitudine, una consuetudine o una farmacodipendenza. Si possono distinguere le assuefazioni da adattamento e le assuefazioni da comportamento. In tossicologia si intende quel fenomeno per il quale, nel tempo, non si sentono più gli effetti ricercati. Di grado variabile a seconda delle diverse sostanze, della durata del periodo d’assunzione e del soggetto. Vedi anche tolleranza.

 

astenia: sensazione diffusa di malessere accompagnata anche da una riduzione della forza muscolare.

 

astereognosia. Difficoltà a riconoscere gli oggetti attraverso il tatto, non attribuibile a un semplice deficit sensoriale o ritardo mentale. (Pinel, J.P.J. 1990).

 

astinenza (crisi d’a. / sindrome d’a.): insieme di sintomi sgradevoli, fisici e psichici, che caratterizzano uno stato negativo secondario alla riduzione o alla sospensione di sostanze stupefacenti in grado di creare dipendenza, nell’organismo di chi è assuefatto e divenuto tollerante per via dell’uso cronico. Il grado di crisi è dipendente sia dal tipo di sostanze utilizzate (più o meno inducenti dipendenza) e dalle modalità con cui queste sono state prece-dentemente assunte (durata del periodo d’uso, assunzione combinata di più sostanze, via di somministrazione), sia dalle caratteristiche individuali del soggetto. In psicofarmacologia la sindrome d’astinenza comprende fenomeni di controre-golazione, di omeostasi, di natura sia psichica sia somatica, che colpiscono soprattutto il sistema neurovegetativo. Il benessere conseguente all’interruzione dell’uso di droghe è ridotto dalla sofferenza che insorge per l’interruzione stessa. Ciò determina un affievolirsi dei sentimenti etici, di stima di sé, che erano alla base dell’interruzione della dipendenza, con conseguente pericolo di ricaduta nell’uso di sostanze.

 

astrazione selettiva: distorsione cognitiva che consiste nel concettualizzare una situazione sulla base di un dettaglio estrapolato dal contesto, ignorando altre informazioni in contrasto.(Corsini, R.J., Wedding, D., 1995).

 

attaccamento: profondo vincolo affettivo; processo per il quale un individuo instaura un forte legame nei confronti di persone ritenute significative. Tipicamente si parla di attaccamento per descrivere le teorie secondo le quali questo processo è implicato nelle dinamiche interpersonali dell’infanzia con ripercussioni evidenti nella vita adulta del soggetto.

 

attacco di panico: improvvisa e ricorrente comparsa di attacchi di ansia acuta e sviluppo di ansia anticipatoria associata in genere ad agorafobia o altre condotte di evitamento. Situazione durante la quale un soggetto, senza necessariamente una apparente causa scatenante, si trova improvvisamente in particolari condizioni emotive quali agitazione, fobia, senso di angoscia e morte imminente.

 

autistico: che si riferisce all’autismo, patologia psichiatrica che prevede la chiusura in se stessi con conseguente perdita di ogni relazione col mondo esterno.

 

autoaiuto o auto-aiuto: strategia terapeutica che prevede una forma di reciproca condivisione di esperienze e vissuti con soggetti che hanno lo stesso tipo di problemi, all’interno di gruppi appositamente dedicati (tipici sono quelli degli alcolisti e dei narcotici anonimi: A.A. e N.A.).

 

autolesionismo: dinamica per la quale un soggetto tende volontariamente a procurarsi ferite. In senso più generale ogni atto rivolto contro l’interesse alla salute o alla salvaguardia della propria persona.

 

automutilazione: dinamica per la quale un soggetto tende volontariamente a procurarsi ferite profonde o danni fisici rilevanti. Tipica è quella degli avambracci e dei polsi per simulazione di suicidio (a fine manipolatorio, esibizionistico o masochistico) o nel tentativo di autoprocurarsi la morte.

 

autostima: valutazione positiva o negativa di sé che esprime la misura in cui una persona si considera capace, importante e di valore.

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B

BDP: Acronimo di Borderline Personality Disorder (disturbo borderline di personalità).

 

behaviorismo: (ing. behaviour, comportamento) comportamentismo

 

Bender (test di): test di efficienza motorio-percettiva utilizzato per i bambini.

 

benzodiazepine: psicofarmaci che appartengono alla classe farmacologica maggiormente utilizzata nel trattamento sintomatico dell’ansia, di qualsiasi origine. Agiscono sul controllo dell’ansia tramite il legame con recettori specifici che a loro volta attivano quelli per il GABA. (Godfryd, M. 1993 – Lalli, N. 1991).

 

bipolare (disturbo bipolare): disturbo dell’umore caratterizzato dall’alternanza di periodi malinconici e depressivi a periodi in cui emerge ipomaniacalità. Si differenzia dalla ciclotimia per la presenza di intervalli di tempo più lunghi tra le due fasi e per le caratteristiche più marcate.

 

borderline: termine usato impropriamente per descrivere tutte le situazioni cliniche al limite tra normalità e patologia. Nello specifico il disturbo borderline di personalità è un disturbo caratterizzato da una diffusa instabilità delle relazioni, dell’immagine di sé stessi, dell’affettività, dell’umore e da una notevole impulsività del comportamento. Si può già manifestare nella seconda infanzia, nell’adolescenza oppure in età giovanile; è molto diffuso ed in aumento negli ultimi anni. Rientra nei disturbi di personalità.

 

bulimia nervosa: disturbo mentale che si manifesta in costanti abbuffate caratterizzate sia dal mangiare in un definito periodo di tempo (es. due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo in circostanze simili, sia dalla sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando). I bulimici ricorrono ad inappropriate condotte compensatorie al fine di prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi ecc., digiuno o esercizio fisico eccessivo. (American Psychiatric Association, 1994).

 

buprenorfina: farmaco analgelsico stupefacente che trova impiego nella terapia delle dipendenze da oppiacei; può essere assunto per via sublinguale (Subutex®), intramuscolare o endovenosa. Ha azione agonista ed antagonista parziale.

 

burn-out: condizione di grave esaurimento psicofisico in seguito al lavoro intenso e non supervisionato in stretta relazione con soggetti problematici (soggetti psichiatrici, tossicodipendenti, handicap-pati psicofisici). La sindrome che ne deriva presenta un insieme di sintomi (frustrazione, stanchezza, incapacità di resistere alla tensione, insofferenza nei confronti dei colleghi e delle persone con cui si viene a contatto, desiderio di fuga da una situazione negativa, ecc.) che tende ad aggredire, in prticolare, proprio quegli operatori che più di altri hanno investito nell’attività lavorativa risorse ed aspettative. Comporta una perdita di razionalità ed efficienza da parte dell’operatore.

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C

cambiamento (fasi del c.): letteralmente indica l’atto o l’effetto di una trasformazione, un mutamento. Secondo la teoria di W. Miller e S. Rollnick le fasi del cambiamento di un comportamento d’abuso sono possono essere così definite: 1) Precontemplazione; 2) Contemplazione; 3) Determinazione; 4) Azione; 5) Mantenimento; 6) Ricaduta. (G. Serpelloni et all, Manuale di Total Quality Management per le Dipendenze da Sostanze).

capacità personali: le capacità personali sono le condizioni che consentono di affrontare in modo soddisfacente le sfide e le sollecitazioni della vita quotidiana (v. anche coping e problem-solving). Esse riguardano sostanzialmente quattro aree di competenza: autostima (percezione del valore personale, fiducia nell’efficacia della propria azione sull’ambiente), autocontrollo (capacità di controllare i propri impulsi e di rinviare le gratificazioni), aspettative e prospettive ottimistiche (orientamento verso il successo, abitudine a porsi e conseguire scopi, fiducia nel futuro, adattamento al cambiamento), capacità di interazione sociale (ricerca di relazioni e capacità di mantenerle, tolleranza e flessibilità).

(C. Kroger, H. Winter, R. Schaw, Linee guida per la valutazione degli interventi preventivi nel campo delle tossicodipendenze, IFT Monaco 1997).

 

carattere: insieme delle caratteristiche psicologiche specifiche di ogni persona; sinonimo di indole e temperamento.

Configurazione relativamente permanente di un individuo a cui ricondurre gli aspetti abituali e tipici del suo comportamento che appaiono tra loro integrati sia nel senso intrapsichico che in quello interpersonale.

(Galimberti Umberto Dizionario di Psicologia, UTET, 1992).

 

caregiver: figura o figure che si prendono cura di un individuo; nell’infanzia sono generalmente rappresentate dai genitori o da chi ne fa le funzioni.

 

catarsi: (dal gr. katharsis, purificazione): fenomeno di scarica emozionale che sopraggiunge nel processo di liberazione di un affetto inconscio, grazie al ricordo o alla verbalizzazione di avvenimenti traumatici dimenticati (rimossi). Sinonimo di “abreazione”. (da Godfryd, M. 1993)

 

ciclotimia / ciclotimico: disturbo dell’umore caratterizzato dall’alternanza di momenti malinconici e depressivi a momenti in cui emerge ipomaniacalità. Si differenzia dal disturbo bipolare per una alternanza più breve tra queste due fasi e per una sintomatologia meno ecclatante.

 

cluster: sinonimo di “sottogruppo”; letteralmente “grappolo”.

 

codipendenza o co-dipendenza: insieme di comportamenti tipici, caratteristici di partner e/o familiari di soggetti affetti da dipendenze, da altri disturbi compulsivi o di personalità, che si estrinsecano attraverso tematiche prevalenti centrate sul controllo del familiare, sulla sua dipendenza, sull’appoggio alla negazione, su plurimi tentativi di limitare o annullare l’uso senza far ricorso all’aiuto esterno, sulla difficoltà a riconoscere e rinforzare aspetti positivi della terapia. Si parla pertanto di soggetto codipendente; classicamente se ne ipotizzano tre tipi: centrata sul soggetto, sulla famiglia e sulla relazione. (L’alcologia nell’ambulatorio medico di medicina generale; a cura di Cibin, Mazzi, Rampazzo, Serpelloni; Ed. Grafiche Leardini).

 

cognitivo: che si riferisce a quei processi alla base della conoscenza, come ad esempio la percezione, il ragionamento e la memoria, valutati in rapporto al comportamento.

 

collusione: dinamica in cui, nella relazione con una persona, si permettere in maniera conscia o inconscia, la conferma dei tratti comportamentali negativi di questa o il rafforzamento di un disturbo.

 

comorbidità: (rar. “comorbilità”): co-presenza di due o più patologie e/o disturbi nella stessa persona. Nello specifico è riferito all’ambito psichiatrico dove si intende frequentemente la compresenza di disturbi psichiatrici in presenza di comportamenti d’abuso di sostanze (doppia diagnosi).

 

complesso di Edipo: attrazione erotica, in particolare del figlio maschio, nei confronti della madre, che si accompagna a sentimenti di ostilità nei confronti del padre. Al femminile di parla di “complesso di Elettra”.

 

complesso di Elettra: v. “complesso di Edipo”.

 

comportamentismo e comportamentale: teoria (con applicazione in campo clinico nelle terapie comportamentali) per la quale tutti i comportamenti anomali o devianti vengano acquisiti e mantenuti allo stesso modo dei comportamenti cosiddetti “normali”, e sono pertanto il risultato di un apprendimento.

 

comportamento: insieme stabile di azioni e reazioni di un organismo ad una stimolazione proveniente dall’ambiente esterno (stimolo) o dall’interno dell’organismo stesso (motivazione). (Galimberti Umberto Dizionario di Psicologia, UTET, 1992).

 

comportamento problematico: è possibile enucleare alcuni elementi di ordine psicologico, culturale e comportamentale che, combinandosi sogget-tivamente nella storia personale di ciascun individuo possono condurre a una situazione estremamente problematica, come la tossicomania. Oltre a fattori familiari e socioculturali, rientrano tra i fattori rischio di un comportamento problematico anche i fattori endogeni, comprendenti disturbi dello sviluppo e tratti del temperamento e/o della personalità. Come alcune ricerche hanno evidenziato, i giovani che hanno strutturato delle modalità manipolatorie o aggressive nel mettersi in rapporto con gli altri, o al contrario uno stile timido, remissivo, ritirato, rischiano maggiormente di essere rifiutati e di trovarsi perciò nelle condizioni di ricercare altri contesti «non convenzionali» in cui sentirsi accettati e valorizzati. (C. Kroger, H. Winter, R. Schaw, Linee guida per la valutazione degli interventi preventivi nel campo delle tossicodipendenze, IFT Monaco 1997).

 

compliance: adesione di un soggetto alla terapia; per derivazione si fa spesso riferimento alla risposta del soggetto al trattamento. Si parla pertanto di “buona” o “cattiva” compliance.

 

compulsivo: v. “ossessivo-compulsivo”.

 

conflitto: processo intrapsichico caratterizzato da forti pulsioni emotive di carattere ambivalente e contraddittorio nei confronti di circostanze o persone. I conflitti di interesse clinico sono principalmente generati da traumi.

 

consulenza-counselling: forma di rapporto interpersonale in cui un individuo che ha un problema, ma non possiede le conoscenze o le capacità per risolverlo, si rivolge ad una altro individuo, il consulente, che, grazie alla propria esperienza e preparazione, è in grado di aiutarlo a trovare una soluzione. Il rapporto di consulenza, che è limitato nel tempo e generalmente relativo ad uno specifico problema, fa parte delle varie modalità di intervento della psicologia clinica, dove può assumere differenti forme, a seconda dell’utenza a cui si rivolge (es. consulenza centrata sul cliente, sul collega, sull’organizzazione). Il counseling è un’azio-ne di sostegno terapeutico nella decisione, allo scopo di creare le condizioni per un’autonomia decisionale, attraverso la considerazione dei fattori coscienti, come gli interessi, i gusti, le aspirazioni economiche, il prestigio sociale, e le inclinazioni profonde e inconsce che rinviano ai bisogni affettivi di fondo e ai meccanismi di adattamento che sono alla base delle dinamiche personali e del modo di esistere dell’individuo. Scopo del counseling è quello di consentire all’individuo una visione realistica di sé e dell’ambiente sociale in cui si trova ad operare, in modo da poter meglio affrontare le scelte relative alla professione, al matrimonio, alla gestione dei rapporti interper-sonali con la riduzione al minimo della conflittualità dovuta a fattori soggettivi. C.R Rogers ha messo a punto anche una tecnica di counseling di gruppo per la risoluzione dei problemi personali con l’aiuto del gruppo. (Galimberti Umberto Dizionario di Psicologia, UTET, 1992).

 

coping o coping strategies: Capacità nell’affrontare gli eventi e le situazioni. Vedi anche “problem-solving”.

 

co-terapia: intervento psicosociale che prevede la combinazione di terapie psicoterapiche e farmacologiche.

 

craving: ricerca spasmodica di una sostanza psicoattiva. Tipico è quello dei soggetti tossicodipendenti nei confronti delle droghe durante i periodi caratterizzati dalle crisi di astinenza.

Condizione, successiva all’uso cronico di sostanze stupefacenti, in cui un soggetto percepisce un forte desiderio/neces-sità/bisogno di assunzione seguito da attività di ricerca compulsiva di una sostanza al fine di procurarsi ulteriore gratificazione (craving positivo) e/o rispondere ad uno stato astinenziale (craving negativo). Il craving quindi può eviden-ziarsi in soggetto con tolleranza e dipendenza attiva in stato di astinenza o in relazione ad un ulteriore bisogno di gratificazione (anche in assenza di sintomi astinenziali). Esso si può manife-stare anche in soggetto non più tollerante in condizione drug free con pregresso uso. Può essere determinato da fattori psichici e/o neurobiologici e/o chimici (piccole dosi di sostanza) evocativi la memoria. (G. Serpelloni et all, Manuale di Total Quality Management per le Dipendenze da Sostanze).

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D

DCA: acronimo di Disturbi del Comportamento (o della condotta) Alimentare; si fa particolare riferimento ad anoressia e bulimia.

 

delirio: (lat. delirium, da delirare, uscire dal tracciato). Turba ideo-affettiva che consiste in una percezione erronea della realtà esterna verso la quale il soggetto aderisce in modo irremovibile. Ogni delirio è caratterizzato dalle sue tematiche: di persecuzione, di grandezza, di gelosia, metafisiche, ipocondria, ecc.; dai suoi meccanismi: allucinatori, interpretativi, illusori, immaginativi, intuitivi; dalla sua organizzazione: si distinguono i deliri sistematizzati che si sviluppano nell’ordine, nella chiarezza e nella coerenza con una apparente pseudoragionevolezza e logica, e i deliri non sistematizzati che creano deliri sfumati, incoerenti, mal concatenati; questi ultimi si osservano prevalentemente nella schizofrenia. (da Godfryd, M. 1993).

 

desensibilizzazione sistematica: (terapia comportamentale): procedura graduale finalizzata alla sostituzione dell’ansia con il rilassamento, con il contemporaneo aumento dell’esposizione ad una situazione o ad un oggetto ansiogeni. (Corsini, R.J., Wedding, D., 1995).

 

detossificazione o disintossicazione: processo che permette al corpo di liberarsi da droga e che contemporaneamente controlla i sintomi dell’astinenza; spesso rappresenta il primo passo in un programma di trattamento. (National Institute on Drug Abuse Research Report Series).

 

devianza/deviante: Si dice di ogni comportamento che si distacca considere-volmente dalla media. E’ un termine che ha doppia valenza sociale e psicopatologica. Nei due casi si intende per deviante un soggetto che si comporta in modo non corrispondenet alle norme più diffuse ed accettate. Il deviante psicopatologico è colui che presenta sintomi e comportamenti anormali. il deviante sociale invece viola le norme sociali, etiche o legali senza manifestare sintomi psicopatologici.

 

difesa: vedi “meccanismo di difesa”.

 

diagnosi differenziale: modalità con cui si distinguono separate due o più patologie diverse e/o disturbi in base ai sintomi ed ai segni che presentano. Trova una notevole utilità in tutte quelle situazioni in cui le manifestazioni possono presentarsi in modo non chiaro o essere comuni a patologie differenti.

 

diagnosi multipla: co-presenza di due o più patologie e/o disturbi nella stessa persona in seguito a manifestazioni (segni e sintomi) che permettono di rilevare un quadro di comorbidità.

 

dipendenza: modalità relazionale in cui un soggetto si rivolge continuamente agli altri per essere aiutato, guidato, sostenuto. In psichiatria, oltre che di dipendenza da alcol, droga, farmaci, si intende anche da oggetti o da idee quando la relazione del soggetto con il mondo è fortemente connotata da determinati oggetti o idee che sono poi il nucleo da cui si sviluppano impianti ossessivi o monomaniacali. Si distingue la dipendenza fisica, che si instaura quando l’organismo ha bisogno della sostanza tossica per il proprio metabolismo, e quella psichica, che non consente al soggetto di svolgere senza l’assunzione della sostanza la propria attività quotidiana. (Galimberti Umberto Dizionario di Psicologia, UTET, 1992).

 

dipendenza da sostanze: condizione secondaria all’uso cronico di una sostanza psicoattiva che si manifesta con un bisogno fisico e psichico di assumere una determinata sostanza, accompagnato spesso da sindrome di astinenza successiva alla sospensione dell’uso, craving di vario tipo ed intensità in base alle sostanze d’abuso, al periodo, alla modalità d’assunzione ed alle caratteristiche neuropsichiche dell’individuo.

 

disadattamento: vedi “adattamento”.

 

disadattivo o disadattativo: che non riesce ad integrarsi con l’ambiente in modo normale.

 

disforia: alterazione abnorme del tono dell’umore.

 

disfunzionale: mal funzionante; generalmente si riferisce a famiglie, partner o gruppi di soggetti che nel loro insieme presentano delle problematicità.

 

dissociazione: stato nel quale, ad un livello o un altro, la persona diventa come se fosse “rimossa dalla realtà”, come se stesse sognando in pieno giorno, eseguendo atti senza che essi siano pienamente connessi alla loro pianificazione o connotati da altre azioni connesse. Coincide con la perdita della propria identità e del contatto col resto del mondo.

 

distimia / distimico: in riferimento all’affettività (umore) ed ai suoi disturbi (in particolar modo al disturbo bipolare ed alla ciclotimia) è sinonimo di “anormale” o “non-compensato”. Racchiude pertanto sia l’ipertimia (fasi espansive o maniacali) che l’ipotimia (fasi depressive). Opposto di eutimico.

 

distonico: V. “egodistonico”.

 

distorsioni cognitive: (teorie cognitive): errori sistematici di ragionamento che si rendono evidenti nella sofferenza psicologica. Comprendono: inferenza arbitraria, astrazione selettiva, eccesso di generalizzazione, esagerazione, personalizzazione, pensiero dicotomico.(Corsini, R.J., Wedding, D., 1995).

 

dopamina: neurotrasmettitore, mediatore chimico implicato nella regolazione del tono dell’umore. Cnfr. con “adrenalina”, “noradrenalina”, “endorfine”.

 

dopaminergico: che appartiene al sistema della dopamina, neurotrasmettitore coinvolto nel controllo del tono dell’umore.

 

doppia diagnosi: co-presenza di due disturbi/patologie mentali associate; il caso più classico è quello della presenza di un disturbo di personalità in un soggetto tossicodipendente. Spesso usato come sinonimo di comorbidità.

 

doppio legame: conflitto creato in una persona che riceve messaggi contradditori in una relazione importante, ma a cui è proibito andarsene o commentare sulla discrepanza. (Corsini, R.J., Wedding, D., 1995).

 

droga: dal punto di vista farmacologico il termine droga si riferisce a qualsiasi sostanza, sintetica, semisintetica o naturale, chimica-mente pura o meno, la cui assunzione provoca una modifica-zione dell’umore, della coscienza e della percezione.

 

drop-out: perdita di contatti col paziente da parte di un terapeuta, di un’equipe terapeutica o della presa in carico da parte di un servizio o una struttura; sinonimo di “fuga” del paziente.

 

DSM: (DSM-III; DSM IV tr; ecc.): manuale diagnostico – statistico americano dei disturbi mentali (edizione IV, l’ultima, del 1994); equivalente dell’europeo ICD.

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E

eccesso di generalizzazione: Distorsione cognitiva che consiste nell’astrarre una regola generale da un episodio o da pochi episodi isolati e applicarla in modo troppo generalizzato ovvero a situazioni non correlate. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

egodistonico: che si rifà al meccanismo per il quale una persona è consapevole di un proprio disturbo o malattia mentale ed i cui sintomi la obbligano a ricorrere a cure. Opposto di egosintonico.

 

egosintonico: che si rifà al meccanismo per il quale una persona “convive” col proprio disturbo o malattia mentale senza rendersene conto o comunque senza sentire la necessità di ricorrere a cure. Opposto di egodistonico.

 

empatia: fenomeno per il quale un soggetto comprende in modo immediato i pensieri e le emozioni di un’altra persona.

 

empowerment: la parola “empowerment” deriva dal verbo to empower, che significa “favorire l’acquisizione di potere, rendere in grado di”. Gli psicologi di comunità italiani preferiscono non tradurre questo termine inglese; Piccardo tuttavia suggerisce l’uso dei termini: “potenziamento, condivisione, delega e trasferimento del potere; apertura a nuovi mondi possibili; responsabilizzazione; aumento di capacità, sviluppo di potenzialità”. Il concetto di empowerment viene inteso come un obiettivo cui arrivare tramite forme di auto-aiuto che responsabilizzano e valorizzano il contributo del singolo, e varie forme di sostegno sociale che riconoscono il valore della solidarietà e l’importanza delle interazioni ambientali.

 

endorfine: neurotrasmettitori, mediatori neurochimici del dolore implicati nella regolazione del tono dell’umore, particolarmente in risposta all’assunzione di molte droghe e di tutti gli oppiacei. Cnfr. con adrenalina, noradrenalina, dopamina.

 

Es: in linguaggio psicoanalitico rappresenta l’insieme delle pulsioni primarie, degli istinti, di ciò che è ereditario, inconscio, l’ energia libidica che pretende immediata soddisfazione (da Godfryd, M. 1993). Cnfr. con “Io” e “Superio”.

 

esagerazione e minimizzazione: (teorie cognitive): distorsione cognitiva che consiste nel vedere una cosa molto più o molto meno significativa di quanto non sia in realtà. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

eutimia / eutimico: in riferimento all’affettività (umore) ed ai suoi disturbi (in particolar modo al disturbo bipolare e alla ciclotimia) è sinonimo di “normale” o “compensato”. È lo stadio intermedio tra l’ipertimia (fasi espansive o maniacali) e l’ipotimia (fasi depressive). Opposto di distimico.

 

eziopatogenesi o eziopatogenesi: teoria che individua le cause di una malattia e ne spiega le dinamiche con cui la produce.

 

evitamento: reazione psicologica di difesa che prevede il sottrarsi a situazioni che inducono paura nel soggetto per via di un rischio reale o immaginario.

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F

fabulazione: (lat. fabulatio, discorso, conversazione): produzione immaginaria della mente. In psichiatria si rileva in certi casi deliranti, nei mitomani e nella sindrome di Korsakov. (da Godfryd, M. 1993).

 

famiglia allargata: termine col quale si indicano famiglie i cui membri non sono strettamente legati da legami di sangue; tipicamente quelle in cui avvengono divorzi e separazioni.

 

famiglia disfunzionale: si intendono le famiglie i cui membri sono portatori di gravi problematicità (es. delinquenziali, problematiche psichiatriche, ecc.).

 

famiglia disimpegnata: (terapia familiare): famiglia i cui membri sono psicologicamente isolati l’uno dall’altro a causa di confini eccessivamente rigidi tra i partecipanti. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

follow-up: si riferisce alla esecuzione di controlli periodici in pazienti affetti da patologie a lunga evoluzione nel tempo. Scopi del Follow-up possono essere: 1) la raccolta di informazioni circa l’evoluzione naturale di una patologia; 2) il controllo nel tempo di eventuali aggravamenti della malattia al fine di poter intervenire tempestivamente con ulteriori misure terapeutiche. (R. Grilli, A. Penna, A. Liberati Migliorare la pratica clinica, Roma 1995).

 

Frotteurismo: parafilia in cui la focalizzazione comporta il toccare e lo strofinarsi contro una persona non consensiente. (A.P.A., DSM-IV).

{mospagebreak title=G}

G

GABA: Acido gamma-amino-butirrico. Neurotrasmettitore aminoacidico presente negli interneuroni inibitori del Sistema Nervoso Centrale (SNC).

 

gambe senza riposo (malattia delle g.s.r.): vedi “acatisia”.

 

genogramma: (terapia familiare): diagramma schematico del sistema di relazione di una famiglia, usato per individuare configurazioni familiari ricorrenti nelle generazioni. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995)

 

gruppale: che si riferisce al contesto dei gruppi: genericamente si intende il gruppo dei pari; in ambito terapeutico si fa riferimento ai gruppi di autoaiuto.

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H

habit: o sistema di memoria procedurale; secondo questa teoria le reazioni riprodotte in seguito a determinati stimoli sono il risultato di una memoria in grado di memorizzare le risposte più idonee a determinate circostanze Essa sembra fisicamente collocata a livello dei gangli della base, precisamente, caudato e putamen. Tali strutture neuro-biologiche sembrano svolgere un ruolo centrale nel processo di memorizzazione dei pattern cognitivo-comportamentali, non verbali, che includono le convinzioni non criticate e le identificazioni formatesi nell’infanzia. Di rilevanza nei disturbi della personalità, in particolar modo in quello borderline.

Huntington (corea o malattia di H.): disturbo degenerativo della funzione motoria, come il Parkinson. Differisce dal morbo di Parkinson per i seguenti elementi: rarità, forte base genetica e soprattutto comparsa di grave demenza. Il termine corea deriva dal greco danza (come coreografia). Questa malattia è così definita per via dei movimenti rotatori e sinuosi che alcuni pazienti presentano e che assomigliano in certo modo ad una danza. Attualmente non esistono cure. L’insorgenza avviene intorno ai 45 anni. La morte interviene circa 15 anni dopo la comparsa dei primi sintomi. (Pinel, J.P.J., 1990).

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I

ICD: (ICD-10) Manuale diagnostico statistico europeo dei disturbi mentali (ultima edizione del 1992); equivalente dell’americano DSM.

 

identificazione proiettiva: termine usato in psicoanalisi che indica una forma di proiezione interattiva, mediante la quale il soggetto “mette” in maniera inconscia il proprio stato d’animo e le proprie difese, dentro un’altra persona. L’Identificazione proiettiva è un processo che può essere messo in atto per scopi comunicativi o come forma di difesa. Il DSM-IV definisce così l’identificazione proiettiva: “come nella proiezione, il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni attribuendo erroneamente a qualcun altro i propri sentimenti, impulsi o pensieri inaccettabili. A differenza della semplice proiezione, il soggetto non disconosce totalmente ciò che viene proiettato. Invece il soggetto rimane consapevole dei propri affetti o impulsi, ma li attribuisce all’altra persona, come reazioni ingiustificabili. Non di rado, il soggetto suscita negli altri quegli stessi sentimenti che prima attribuiva loro erroneamente, rendendo difficile valutare chi sia stato a cominciare.

 

identità: complesso di caratteri che determinano la specificità di una persona e che permette la consapevolezza del sé come individuo. Termine psicoanalitico che designa il processo con cui un soggetto assimila uno o più tratti di un altro individuo modellandosi su di esso.

(Galimberti Umberto Dizionario di Psicologia, UTET, 1992).

 

inconscio: insieme di processi che agiscono sul comportamento, ma che sfuggono alla coscienza. Secondo la psicoanalisi l’inconscio è organizzato in funzione di tre istanze della personalità: l’ Es, l’ Io e il Superio. (da Godfryd, M. 1993).

 

inferenza arbitraria: distorsione cognitiva che consiste nel trarre una conclusione specifica senza prove a sostegno o addirittura di fronte a prove che la contraddicano. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

insight: in psicoanalisi si intende la capacità di comprendere le origini e i significati inconsci dei propri sintomi e del proprio comportamento (Gabbard, G.O. 1994).

 

Io: in linguaggio psicoanalitico rappresenta l’insieme delle motivazioni e delle azioni di un individuo che condizionano il suo adattamento alla realtà, soddisfano i bisogni e risolvono i conflitti dovuti a desideri intollerabili (incompatibili tra loro). È una delle componenti del modello tripartito freudiano dell’apparato psichico con l’ Es e il Superio. (Godfryd, M. 1993). Esso rappresenta pertanto il processo di integrazione tra gli stimoli ambientali e il sistema nervoso centrale di una persona e costituisce la personalità, l’individualità dell’essere umano.

 

ipertimico: in riferimento all’affettività (umore) ed ai suoi disturbi (in particolar modo al disturbo bipolare e alla ciclotimia) si riferisce alle fasi ipomaniacali e maniacali. Cnfr. con eutimico (umore normale) e distimico (unore alterato). Opposto di ipotimico.

 

ipocondria / ipocondriaco: disturbo psichico di natura nevrotica che si evidenzia con una eccessiva e infondata preoccupazione per il proprio stato di salute. Il soggetto ipocondriaco tende pertanto ad esagerare i sintomi delle proprie patologie o addirittura a riferirne i sintomi quando queste sono assenti.

 

ipomaniacale / ipomaniacalità: stato di eccitamento euforico modesto; forma attenuata di maniacalità. Cnfr. con ipertimia o fasi espansiva.

 

ipotimico: in riferimento all’affettività (umore) ed ai suoi disturbi (in particolar modo al disturbo bipolare e alla ciclotimia) si riferisce alle fasi depressive. Cnfr. con eutimico (umore normale) e distimico (unore alterato). Opposto di ipertimico.

 

items: parti principali di un articolo o di un lavoro.

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K

Kanner (autismo di K.): psicosi infantile precoce caratterizzata dal fatto che il bambino non sembra vedere né ascoltare persone e cose, e dal fatto che ogni oggetto deve avere un posto fisso e definitivo; dall’esistenza di stereotipi gestuali e talvolta verbali, dall’assenza di un linguaggio, o dalla presenza di un linguaggio senza valore comunicativo. (da Godfryd, M. 1993).

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L

lapsus: (lat. labilis, scivolare, cadere). Fenomenologicamente appare come un errore che consiste nel pronunciare o scrivere una parola al posto di un’altra. I lapsus sono, secondo Freud, dotati di significato e la loro analisi permette, come l’analisi dei sogni, delle sbadataggini e degli atti mancati, un approccio all’inconscio.

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M

maladattivo o maladattativo: letteralmente che non riesce ad integrarsi con l’ambiente in modo totalmente normale e con grosse difficoltà (opposto di “adattivo”); termine generalmente riferito al comportamento.

 

mania / maniacalità: Caratteristica di tutti gli stati maniacali; l’umore è esaltato, euforico, spesso con tematiche megalomaniche di varia intensità, accelerazione del pensiero, attività motoria esagerata, spesso non finalizzata, affaccendamento, frequenti mutamenti di scopo ed insonnia. Vedi anche ipomaniacalità.

 

meccanismo di difesa: in psicoanalisi rappresenta il metodo mobilitato dall’ Io in risposta al proprio segnale di pericolo, cioè l’ansia, quale protezione da minacce interne ed esterne (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995). Il DSM-IV elenca ventidue meccanismi di difesa e stili difensivi specifici: affiliazione (vedi), aggressione passiva (vedi), altruismo (vedi), annullamento (vedi), anticipa-zione (vedi), auto-affermazione, auto-osservazione, dissociazione, fantasie autistiche, formazione reattiva, idealizzazione, identificazione proiettiva, intellettualizzazione, ironia, lamentele con reiezione dell’aiuto altrui, messa in atto (acting-out), negazione(vedi), onnipotenza, proiezione, razionalizzazione, rimozione (vedi), scissione (vedi).

 

metadone: farmaco oppiaceo, agonista dell’eroina, utilizzato tanto per ridurre i sintomi dell’astinenza da eroina (terapia con dosaggio a scalare) che per il suo trattamento cronico (terapia a mantenimento); in forma orale (sciroppo) è assumibile solo sotto prescrizione medica specifica. Cnfr. con Subutex ®.

 

microtraumi: eventi o situazioni soggettivamente dolorosi che, se isolati e nella maggior parte dei casi, non producono effetti significativamente negativi sul processo di sviluppo della personalità (Baranello M.). Da qui il concetto di trauma cumulativo (introdotto da Khan) che si presenta come la conseguenza della somma di piccoli eventi, anche banali, che di per sé non avrebbero prodotto un trauma.

 

motivazione: termine generico che indica l’insieme dei fattori psicologici e delle forze (coscienti ed inconsce) che influenzano il comportamento della persona determinando, in parte, la decisione e la forza delle sue azioni. (M. Zanetti, U. Montaguti, G. Ricciarelli, D. Celin, G. Pieroni, E. Casadio, B. Curcio Rubertini, A. Zappi Il medico e il management Genova, 1996).

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N

Narcan ®: nome commerciale del Naloxone, farmaco salvavita in caso di overdose da oppiacei (eroina); antagonista degli oppiacei utilizzato endovena e/o intramuscolo in caso di overdose.

 

narcisismo / narcisistico (disturbo n.): in senso generico può essere considerato come innamoramento verso se stessi e la propria immagine. Può essere differenziato in narcisismo sano e patologico (Kohut) e/o in primario e secondario (S. Freud). Nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV, 1994) il disturbo narcisistico è classificato all’interno dei disturbi di personalità (asse II gruppo B) ed è caratterizzato da «un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti…».

 

negazione: meccanismo di difesa tramite il quale determinati aspetti della realtà, quale viene esperita, sono trattati come se non esistessero.

 

nevrosi: psicopatologia a base prevalentemente psicogena con aderenza alla realtà parzialmente mantenuta, consapevolezza critica, adattamento sociale.

 

noradrenalina: neurotrasmettitore, mediatore chimico implicato nella regolazione del tono dell’umore. Cnfr. con dopamina, adrenalina, endorfine.

 

noradrenergico: che appartiene al sistema della noradrenalina, neurotrasmet-titore coinvolto (insieme all’adrenalina e alla dopamina) nel controllo del tono dell’umore e dell’impulsività.

 

nosologia o nosografia: tutto ciò che è attinente la patologia umana. Descrizione dello sviluppo e degli effetti delle malattie sull’organismo.

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O

obnubilamento: stato della coscienza che può variare dal semplice intorpidimento del pensiero, fino ad uno stato di stupore vicino al coma. L’obnubilamento è sempre presente nella confusione mentale, quale ne sia la causa. (da Godfryd, M. 1993).

 

ombra: (Jung): parti inconsce, non accettate o non riconosciute della personalità le quali sono molto spesso, ma non sempre, negative. L’ombra rappresenta quella parte di noi stessi a cui non siamo collegati sufficientemente. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

omeostasi: “livello ottimale”; clinicamente ci si riferisce ai processi chimico-fisici che avvengono all’interno dell’organismo. In senso più ampio individua il “giusto equilibrio” di ciò a cui ci si sta riferendo. In psichiatria il termine equivalente è “eutimia”; riferito alla persona “compensato”.

 

organico: che riguarda il fisico in senso anatomico (es.: patologia organica); sinonimo di somatico.

 

orripilazione: manifestazione visibile della contrazione dei muscoli erettori dei peli (cd. “pelle d’oca”); tipico delle reazioni alla paura, piuttosto che di condizioni fisiopatologiche specifiche (es.: crisi d’astinenza da oppiacei).

 

ossessivo-compulsivo: lo si dice di un disturbo o di un comportamento caratterizzati dalla presenza di pensieri persistenti, intrusivi ed indesiderati che il soggetto fatica a controllare e che vengono chiamate ossessioni. La patologia che meglio lo descrive è il “disturbo ossessivo-compulsivo” (DOC).

 

oppiaceo: derivato dell’oppio; sostanza morfinosimile.

 

oppioide: derivato sintetico dell’oppio; sostanza morfinosimile.

 

outcomeing: esito, riuscita di un trattamento terapeutico.

 

overdose: letteralmente si intende una dose di stupafacenti eccessiva rispetto alla capacità di assunzione dell’organismo che risulta pertanto spesso essere causa di morte. Più genericamente si intende lo stato acuto di compromissione psicofisica, talvolta letale (arresto cardio-respiratorio), derivante dall’assunzione di molecole psicoattive, il cui effetto può derivare non solamente da un iper-dosaggio ma anche dalla tossicità specifica di alcune sostenze “da taglio” contenute nella dose.

{mospagebreak title=P}

P

pattern: sinonimo di “modello”, “campione”; a volte indica anche strategia.

 

paranoia: modalità disturbata del pensiero, contrastante con la realtà, lontana sia dalla logica che dall’esperienza comune. Sorge su un substrato di particolari tratti della personalità come la diffidenza, l’orgoglio, il pregiudizio, l’insicurezza. Si manifesta, in genere verso la terza decade, con una forma graduale di psicosi, sotto forma di delirio cronico (ad esempio di persecu-zione, di gelosia, di grandezza, erotomane), ma lucido e intimamente coerente, non allucinatorio e non accompagnato da alterazioni delle restanti funzioni psichiche.

 

passaggio all’atto: sinonimo di acting out (vedi).

 

pensiero dicotomico: distorsione cognitiva che consiste nel categorizzare le esperrienze in uno di due estremi. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

personalità: complesso delle caratteristiche psicologiche ed intellettuali di un individuo, che si manifestano nel suo modo di interagire con l’ambiente.

 

personalizzazione: distorsione cognitiva che consiste nell’attribuire eventi esterni a sé senza prove che sostengano una connessione causale. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

pervasivo: che investe più aree della vita di una persona.

 

poliassunzione / poliassuntore: modalità con cui un soggetto assume in contemporanea (cocktail) o in periodi di tempo relativamente vicini, due o più sostanze psicoattive diverse tra loro.

 

polisintomatico: che si manifesta attraverso più sintomi.

 

premorboso: stato o condizione che precede o che fa comunque intravedere un andamento verso la malattia (in riferimento ai disturbi di personalità si parla di tratti pre-morbosi nell’infanzia o in adolescenza).

 

problem-solving: capacità di affrontare e risolvere i problemi. Vedi anche “coping”. Approccio metodologico per la soluzione del problema che prevede la definizione di ipotesi, la scelta della soluzione più conveniente nel contesto considerato, la progettazione dell’in-tervento per realizzare l’opzione prescelta e la verifica dei risultati. (M. Zanetti, U. Montaguti, G. Ricciarelli, D. Celin, G. Pieroni, E. Casadio, B. Curcio Rubertini, A. Zappi Il medico e il management Genova, 1996).

 

proiezione: meccanismo di difesa per il quale una persona tende ad attribuire ad altri (proiettare) quelli che sono i suoi problemi, stati emotivi o patologie.

 

psicobiologico: che fa riferimento alla biologia (chimica neurotrasmettitoriale) del Sistema Nervoso Centrale.

 

psicodinamico: che fa riferimento alla terapia psicoanalitica.

 

psicogeno: la cui origine ha base psicologica.

 

psicosi: psicopatologia che ha origine prevalentemente somatica in cui vi è una frattura con la realtà, senza consapevolezza di malattia, con problematico adattamento sociale (tradizionalmente contrapposto a “nevrosi”).

 

PTSD: acronimo di “Post Traumatic Stress Disorder” ovvero del disturbo post-traumatico da stress.

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Q

Q.I.:v. “quoziente di intelligenza”.

 

quadro di riferimento interiore: (terapia centrata sull’individuo): visione o percezione del mondo e di Sé propria dell’individuo; si distingue dal punto di vista di un osservatore esterno, di uno psicoterapeuta di un’altra persona. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

quoziente di intelligenza (Q.I.): corrisponde al rapporto età mentale / età cronologica x 100. Tra i valori 85 e 115, l’intelligenza è considerata “normale”. Al di sotto di 85, si considera un deficit intellettivo, nello stesso modo in cui, al di sopra di 115, si stima che il soggetto abbia un’intelligenza superiore. (da Godfryd, M. 1993).

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R

reazione: risposta ad un avvenimento a valore psicologico.

 

relazionale: inerente il rapporto tra individui o tra individui e l’ambiente che li circonda.

 

regressione: tanto in linguaggio clinico che psicoanalitico si intende il peggioramento dello stato del paziente, lo “scivolamento”, a livelli più immaturi di funzionamento o di difesa; viene definita anche come la ricerca di gratificazioni tipiche di fasi di sviluppo precedenti (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

rimozione: meccanismo di Difesa (attribuito, in psicoanalisi, all’ Io per il quale ricordi spiacevoli o ansiogeno vengono relegati nell’ inconscio di una persona.

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S

schema: (teorie cognitive): strutture cognitive che consistono nelle credenze e negli assunti fondamentali dell’individuo. Gli Schemi si sviluppano precocemente a partire dalle esperienze personali e dall’identificazione con altre persone significative. Tali concetti sono rinforzati da ulteriori esperienze di apprendimento e, a loro volta, influenzano la formazione di altre credenze, valori e atteggiamenti. Gli Schemi possono essere adattivi o disfunzionali. Possono avere natura generale o specifica e sono strutture cognitive durature.

 

scissione o splitting: meccanismo di difesa primitivo mediante il quale l’individuo è “diviso” in persona buona e persona cattiva, rendendo impossibile un’immagine completa ed equilibrata dell’individuo (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995). Tipico nel soggetto affetto da disturbo borderline di personalità.

 

serotoninergico: che appartiene al sistema della serotinina, neurotrasmettitore coinvolto (assieme ad adrenalina, noradrenalina, dopamina, GABA) nel controllo del tono dell’umore.

 

setting : luogo, situazione o contesto. Si può fare riferimento tanto alle condizioni ambientali in cui una persona è cresciuta o vive (setting ambientali, familiari) oppure al contesto e alle modalità con cui vengono applicate le cure per una data patologia o disturbo (setting terapeutico).

 

sintomatico o sintomatologico: che riguarda la manifestazione di un disturbo o di una malattia.

 

sintomi negativi: (o sintomi deficitari) in psichiatria si intendono quei sintomi (manifestazioni di malattia) caratterizzati da manifestazioni che prevedano un rallentamento delle attività psichice del soggetto (sonnolenza, ottundimento, perdita delle capacità cognitive, ecc.).

 

sintomi positivi: (o sintomo produttivi) in psichiatria si intendono quei sintomi (manifestazioni di malattia) caratterizzati da manifestazioni produttive quali agitazione, irrequietezza, iperattività, deliri, ecc.

 

sintonico: v. egosintonico.

 

S.N.C.: Sistema Nervoso Centrale

 

sociopatico: Termine in disuso utilizzato per indicare un soggetto con comportamenti anomali della condotta sociale (oggigiorno corrisponde a gran parte dei disturbi della personalità, in particolar modo al disturbo antisociale di personalità e a quello borderline).

 

somatico: che riguarda il fisico; sinonimo di organico.

 

somatizzazione / somatizzare: caratteristica di avvertire sintomi fisici in presenza di disfunzionalità di tipo psichico.

 

speedball / speed: modalità d’assunzione di sostanze comprendente la sommini-strazione contemporanea di eroina e cocaina iniettabili per via endovena con proprietà di esaltare le capacità sensoriali. Il suo uso risulta essere molto pericoloso, sia per il maggior richio a livello cardiaco (arresto cardiorespiratorio), sia per la diversa densità delle due sostanze (maggiore rischio di reazioni emboliche intravasali e infarto). È inoltre frequente la possibilità di comportamenti anomali a forte rischio. In Italia è anche detta “cavallo pazzo”.

 

splitting: sinonimo di scissione.

 

Subutex ®: agonista, antagonista parziale oppioide. Il suo uso è simile al metadone ma, essendo l’emivita più lunga, le somministrazioni settimanali sono ridotte; il suo principio attivo è la buprenorfina e la somministrazione è per via orale mediante compresse sublinguali.

 

Super-Io: in linguaggio psicoanalitico rappresenta l’istanza inconscia che giudica, censura e vieta. Insieme dei divieti morali, familiari, sociali e culturali introiettati. Nella teoria tripartita della mente (S. Freud) si trova insieme all’ Es e all’ Io.

{mospagebreak title=T}

T

temperamento: complesso di tratti psichici che determinano le modalità generali di reazione, gli atteggiamenti e i comportamenti di un individuo in risposta agli stimoli ambientali ed interni. (Emanuele Davide Ruffino Dizionario di Economia e Sanità, Torino 1998). Cnfr. con “carattere” e “personalità”.

 

teoria bipolare degli istinti: (psicoanalisi): nozione per la quale gli essere umani operano fondamentalmente in termini di pulsioni pervasive e innate verso l’amore (Eros) e verso l’aggressività (Thanatos). (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

 

test cognitivi: test di frequente utilizzo nella clinica per valutare le capacità mentali superiori (memoria, attenzione, ragionamento, logica) di un individuo. Il più famoso è quello di WAIS-R. Cnfr. con “test proiettivi”.

 

test proiettivi: test di frequente utilizzo in psicologia per valutare le caratteristiche della personalità di un individuo. Il più famoso è quello di Rorschach nel quale vengono sottoposte al paziente delle immagini “a macchia di inchiostro” a cui attribuire un significato. Cnfr. con “test cognitivi”.

 

thanatos: (psicoanalisi): istinto (o pulsione) diretto alla morte e all’autodistruzione, postulato da Freud per contrastare e bilanciare l’istinto di vita (Eros). (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995)

 

tolleranza: spesso usato come sinonimo di assuefazione. Fenomeno per il quale, con il tempo, si deve aumentare la dose di sostanza assunta per mantenere costante l’effetto. Per alcune sostanze (es. cannabis) con il tempo si può avere lo stesso effetto con dosi inferiori (tolleranza inversa).

(G. Serpelloni et all, Manuale di Total Quality Management per le Dipendenze da Sostanze).

 

tossicodipendenza / tossicomania / tossicofilia: dipendenza da sostanze tossiche quali l’alcol, gli stupefacenti e gli psicofarmaci. Tradizionalmente si distinguono (in base alle sostanze ed alle caratteristiche del soggetto) una dipendenza psichica, che si verifica quando il soggetto introduce stabilmente nelle proprie abitudini la sostanza tossica perché ne è psicologicamente condizionato fino a non riuscire se non con difficoltà a svolgere senza di essa le proprie attività quotidiane, ed una fisica, indotta dall’assuefazione dell’organismo che ne ha bisogno per il proprio metabolismo fino al punto di richiederne dosi sempre maggiori per evitare sintomi di astinenza che accompagnano che se ne priva improvvisamente.

 

tossicomanico: v. tossicofilico.

 

tossicofilico: si dice di soggetto che ha particolare tendenza a ricercare sostanze psicoattive (droghe); spesso sinonimo di tossicodipen-dente, ma qui (come con l’espressione “tossicomanico”) si vuol sottolineare maggiormente l’aspetto compulsivo della persona che fa uso di sostanze, indipendentemente dal momento, ovvero anche quando non ne è assuefatto e pertanto dipendente.

 

trauma: evento o situazione in grado di generare una forte risposta emotiva ed in grado di disturbare il soggetto. Particolar rilevanza si attribuisce, in psicologia, a quei traumi che vanno ad interferire con la formazione della personalità.

 

turba: si intende una qualsiasi alterazione a carattere disfunzionale e di entità variabile dello stato psichico di un individuo.

{mospagebreak title=U}

U

umore: (dal lat. humor, liquido). Disposizione affettiva di base, ricca di tutte le istanze emozionali e istintive, che attribuisce ad ognuno degli stati d’animo umani una tonalità gradevole o sgradevole, oscillante lungo l’asse piacere-dolore (Delay, J.; Godfryd, M. 1993).

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V

vaginismo: contrazione involontaria e dolorosa dei muscoli della vagina che comporta l’impossibilità del coito. Si può distinguere in primario o secondario, generale o situazionale. Il vaginismo secondario, cioè quello insorto dopo un periodo di “normale” attività sessuale è, rispetto alle altre “disfunzioni sessuali” più difficilmente curabile di quello primario. La prognosi è comunque piuttosto positiva nella maggior parte dei casi e il trattamento è semplice e veloce. (Simonelli, C. 1997).

 

vissuto: esperienza, o insieme di esse, personali, proprie di un soggetto.

 

vulnerabilità: propensione individuale che predispone la persona a particolari sofferenze psicologiche (vulnerabilità psicologica o cognitiva) o all’insorgenza di personalità specifiche piuttosto che disturbi o patologie di tipo psichiatrico.

{mospagebreak title=W}

W

WDEP: la formulazione della terapia della realtà. Ogni lettera sta per diverse procedure: W: esigenze (Wants) – D: fare, comportamento (Doing) – E: valutazione (Evaluation) – P: progettazione. (Corsini, R.J., Wedding, D. 1995).

Wernicke (sindrome di W.): disturbo cerebrale acuto collegato alle forme di alcolismo grave. (da Godfryd, M. 1993).

{mospagebreak title=X-Y-Z}

X

xeonopatia: (gr. xeonos, straniero). Allucinazioni acustiche e verbali, rappresentazioni mentali incoercibili e automatiche che sono percepite dal soggetto con carattere di estraneità e di alterazione del Sé.