Lo shopping compulsivo (o dipendenza da acquisti) prevede un intenso bisogno (compulsivo) di acquistare oggetti, magari non necessari, pur di scaricare una tensione interna dolorosa. L’atto dell’acquisto provoca un senso di riempimento e liberazione che ha però una efficacia solo fittizia e momentanea. Il sollievo è solo transitorio ed il senso di vuoto rimane, ricomparendo comunque a poca distanza dall’acquisto. In questo consiste il meccanismo per il quale la spinta compulsiva si fa nuovamente forte e il soggetto torna ad agire il comportamento dell’acquisto, senza controllo o con un un controllo inadeguato. L’azione viene vissuta come liberatoria, ed è generalmente seguita da un doloroso senso di colpa e di perdita della propria capacità di controllo che viene estesa anche alla propria vita in senso generale.
I compulsive shoppers sono molto spesso depressi, dilaniati dai sensi di colpa e con un basso senso dell’autostima. Alcuni autori, invece, sostengono che questa dipendenza sia più collegata all’ansia ed alla depressione e alcune ricerche hanno rilevato negli shoppers un investimento di denaro minore quando vivono livelli di ansia bassi; altr studi hanno invece evidenziato come tra le caratteristiche di personalità dei compulsive shoppers, siano presenti un basso livello di autostima, un profondo senso di inadeguatezza e forti difficoltà nel tollerare le frustrazioni.
Tale disturbo presenta caratteristiche sia di tipo egosintonico, poiché genera sollievo e piacere dopo l’acquisto, sia di tipo egodistonico, in quanto crea stress, conseguenze negative e sentimenti di colpa. Per questo motivo non è da escludersi l’ipotesi che lo shopping compulsivo possa rientrare nella categoria generale dei Disturbi Ossessivi Compulsivi.
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SHOPPING COMPULSIVO E DEPRESSIONE
Esistono diversi motivi per poter pensare che il Compulsive Buying possa rappresentare una strategia messa in atto per alleviare uno stato depressivo sottostante. Innanzitutto si è visto che sentimenti negativi come tristezza, solitudine, frustrazione o rabbia incrementano la tendenza a fare acquisti, mentre lo shopping stesso è associato ad emozioni piacevoli quali felicità, senso di potere e competenza (Lejoyeux et al., 1996). Il fatto che gli oggetti acquistati siano molto spesso inutili e che il più delle volte vengano messi da parte o regalati (Alonso-Fernandez, 1999), può far capire come essi servano principalmente a riempire un vuoto di sentimenti positivi e di autostima nel soggetto. Proprio l’autostima potrebbe costituire il legame tra depressione e shopping patologico, infatti, da una ricerca di Faber e O’Guinn (1992) risulta che i compulsive buyers hanno punteggi di autostima molto più bassi rispetto ai normali consumatori. Per questi soggetti patologici fare acquisti potrebbe essere un modo per innalzare la propria autostima e combattere frustrazione ed umore depresso. A conferma dell’ipotesi di un legame tra depressione e shopping compulsivo, lo studio di McElroy et al. (1994) in cui nove soggetti su tredici pazienti trattati con antidepressivi mostrano una completa o parziale remissione dei sintomi caratteristici del Compulsive Buying.
  
SHOPPING COMPULSIVO E DIPENDENZA  
Molto interessante è anche l’accostamento con la dipendenza. Lo shopping a livelli patologici si associa spesso ad altri tipi di dipendenza da comportamenti o da sostanze. Similmente ad esse possiede le caratteristiche della tolleranza, che porta i soggetti ad incrementare progressivamente tempo e denaro speso negli acquisti e del craving, l’incapacità di controllare l’impulso di mettere in atto il comportamento. In questo modo il soggetto affetto da tale disturbo cerca immediata gratificazione, agendo nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative a cui andrà incontro. In seguito all’acquisto egli sperimenta un senso di riduzione delle tensione che funziona da rinforzo per il successivo ripetersi del comportamento disfunzionale.

SHOPPING COMPULSIVO E DISTURBO DEL CONTROLLO DEGLI IMPULSI

L’evidente presenza di una componente d’impulsività nella dipendenza dallo shopping e la sua frequente associazione con il Disturbo del Controllo degli Impulsi, rende probabile l’ipotesi dell’ origine comune delle due patologie.
Alcune caratteristiche che le accomunano sono: la tensione che precede la messa in atto del comportamento, la ricerca di immediata gratificazione, e l’incapacità di sopportare la frustrazione derivante dall’astenersi dall’agire.
  
CRITERI DIAGNOSTICI PER LA DIPENDENZA DA SHOPPING  
Secondo il dr. Lorrin Koran, direttore della Stanford University, lo shopping si configura come un disturbo del comportamento quando si verificano queste condizioni:
· quando il denaro investito per lo shopping è eccessivo rispetto alle proprie possibilità economiche;
· quando gli acquisti si ripetono più volte in una settimana;
· quando gli acquisti perdono la loro ragione d’essere: non importa che cosa si compri, se abit , CD, profumi, lampade o prosciutti; ciò che conta è comprare, soddisfare un bisogno inderogabile e imprescindibile che spinge a entrare in un negozio e uscirne carichi di pacchi;
· quando lo shopping risponde a un bisogno che non può essere soddisfatto, per cui il mancato acquisto crea pesanti crisi di ansia e frustrazione;
· quando la dedizione agli acquisti compare come qualcosa di nuovo rispetto alle abitudini precedenti.
Al primo posto tra gli oggetti della “febbre da acquisto”, per quanto riguarda le donne, ci sono i capi d’abbigliamento, seguiti da cosmetici, scarpe e gioielli: tutti elementi riconducibili all’immagine. L’uomo, invece, predilige simboli di potere e prestigio come telefonini, computer portatili e attrezzi sportivi.
Lo shopping compulsivo causa problemi significativi quali stress, interferenze con il funzionamento sociale e lavorativo, disagi familiari e coniugali e gravi problemi finanziari. Inoltre, si riscontrano molto spesso sentimenti di colpa e vergogna in seguito all’acquisto di oggetti che, il più delle volte, vengono nascosti al resto della famiglia oppure messi da parte, regalati o buttati via.
L’identikit dei compulsive buyers (Shopper) fornisce preziose informazioni sulle caratteristiche sociali e culturali di quanti manifestano questo disagio: il 90% dei soggetti è rappresentato da donne che appartengono a una fascia sociale media: molte sono casalinghe, segretarie, impiegate e con un’età media di 40 anni. In merito a quest’ultimo punto va detto che avvisaglie e sintomi di questa difficolta rispetto agli acquisti si avvertono in questi soggetti già nell’adolescenza. Secondo Lane Benson, una terapista-editore che ha pubblicato un libro dal titolo eloquente di “I shop, therefore I am” (Compro, dunque sono), il problema è “l’accondiscendenza della società di fronte al compratore sfrenato”.
Inoltre solo una minoranza di loro non presenta altri problemi di interesse psichiatrico: è molto frequente, per esempio, che ci sia o ci sia stato in passato un rapporto difficile con il cibo (anoressia o bulimia), in particolare, il più delle volte si tratta di donne bulimiche; in alcuni casi sono stati associati allo shopping compulsivo i disturbi dell’umore (depressione), disordini legati all’ansia (fobie, panico, disturbo ossessivo compulsivo), abuso di sostanze (in particolare alcol), discontrollo degli impulsi.
La logica conseguenza della presenza di un così alto grado di comorbilità con altre patologie psichiatriche ha portato ad ipotizzare diverse possibili cause nell’eziologia della dipendenza dagli acquisti.

BASE BIOLOGICA 

Secondo alcuni psichiatri lo shopping compulsivo non sarebbe altro che una delle possibili manifestazioni di quelle malattie causate da un cattivo funzionamento dell’attività della Serotonina, una sostanza prodotta dal cervello. I disturbi legati a questa alterazione chimica cerebrale determinano tra le altre cose un mancato controllo dell’impulsività, per cui si è spinti a soddisfare immediatamente un bisogno irresistibile. In pratica, l’acquisto sfrenato potrebbe indurre esperienze emotive simili a quelle di chi fa uso di droghe. Si sentono euforici quando comprano o spendono ma, esaurita questa attività crollano. Per recuperare la felicità perduta devono uscire di nuovo e comprare.

 

BIOGRAFIA
Hanno collaborato alla realizzazione della sezione sulle New Addictions la dott.ssa Serena Corbelli e la dott.ssa Paola Volpintesta.