Il gioco d’azzardo patologico è un comportamento persistente, ricorrente e maladattivo, tale da compromettere le attività personali, familiari e lavorative. La perdita di controllo e la pervasività che caratterizzano il gioco nella vita del soggetto determinano il deterioramento dei rapporti affettivi, familiari e lavorativi.Il giocatore compulsivo non gioca per guadagnare denaro ma per il piacere che gli deriva dal giocare.
Il gioco patologico presenta un alto livello di comorbilità con la depressione ed i disturbi dell’umore in generale, l’alcolismo, l’uso di sostanze, i disturbi di personalità,  i disturbi del controllo degli impulsi ed emergono con alta frequenza ideazione suicidaria e tentativi di suicidio. Una caratteristica di personalità che emerge dagli studi  in relazione al gioco d’azzardo è la tendenza a ricercare il rischio e le esperienze eccitanti in genere (i cosiddetti soggetti “sensations seekers”).
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DIAGNOSI E SINTOMI DEL GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO
Non tutte le persone che giocano al Lotto, al casinò, scommettono sui cavalli o altro, possono essere indicate come giocatori d’azzardo -patologici-. Esistono vari parametri per indicare se siamo di fronte al problema legato al gioco.
L’identificazione di livelli del gioco d’azzardo patologico prevede l’utilizzo di strumenti specifici, come il SOGS (South Oaks Gambling Screen)  e altri strumenti come alcuni test di personalità (MMPI-2, Rorsharch ) e le scale per la valutazione di ansia e depressione.
Il gioco d’azzardo diagnosticato come patologico, rientra nell’area dei disturbi del Controllo degli Impulsi come risulta dal DSM-IV-TR.
Secondo la classificazione del Manuale perché sia diagnosticata questa patologia, devono verificarsi entrambi i criteri A e B e, all’interno del criterio A, almeno 5 sottocriteri (di seguito indicati):
Criterio A.
Nel criterio A, il clinico deve riscontrare un persistente e ricorrente comportamento di gioco d’azzardo maladattivo, come indicato da cinque (o più) dei seguenti:
1. è eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo (per es., è eccessivamente assorbito nel rivivere esperienze passate di gioco d’azzardo, nel soppesare o programmare la successiva avventura, o nel pensare ai modi per procurarsi denaro con cui giocare);2. il paziente ha bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata;3. ha ripetutamente tentato senza successo di controllare, ridurre, o interrompere il gioco d’azzardo;4. è irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo;5. gioca d’azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico (per es., sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione);6. dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per giocare ancora (rincorrendo le proprie perdite);7. mente ai membri della famiglia, al terapeuta, o ad altri per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo;8. ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto, o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo;9. ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d’azzardo;10. fa affidamento su altri per reperire il denaro per alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco d’azzardo.
Criterio B.
Nel criterio B, il clinico dovrà inoltre verificare che il comportamento d’azzardo non sia meglio attribuibile ad un episodio maniacale.
INTERVENTO PSICOLOGICO PER IL GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO
La richiesta di aiuto da parte del soggetto interessato o di una persona a lui vicino è fondamentale per aiutare un potenziale giocatore patologico. Spesso, quando il giocatore è ancora nella fase in cui non vede altro che il gioco, la scommessa, la vincita facile e rapida, la richiesta di aiuto avviene a partire dalle persone a lui vicine (famigliari, partner, amici). Solo quando il giocatore ha cronicizzato il suo essere patologico, mettendo in atto comportamenti devastanti per la sua vita sociale, lavorativa ed affettiva, può avvenire una richiesta di aiuto più diretta.
Essendo il gioco d’azzardo patologico un grave disturbo del controllo degli impulsi, prima di intervenire direttamente su di esso, la terapia sarà inizialmente indirizzata ad attenuare questi comportamenti; in tal modo saranno maggiori le chance di successo nel lavoro terapeutico. Questi comporteranno una attenuazione dell’impulsività del giocatore, dei suoi periodi di stress (e la gestione di questi) e degli eventuali periodi di depressione.
Il trattamento del giocatore patologico è teso a far sì che attraverso la modifica dei comportamenti che ha abitualmente il giocatore. A fronte di condizioni di gioco d’azzardo patologico, ne esistono altre in cui questa diagnosi potrebbe scaturire col tempo. L’idea che sta alla base dell’intervento con uno o più dei familiari (terapia indiretta), è incentrata sul fatto che questi soggetti hanno nei confronti del giocatore uno stile comportamentale che, per quanto essi si sforzino di aiutarlo (assecondandolo su alcune scelte, minacciandolo di separazione, cercando di farlo ragionare ed altro), non fanno altro che far reiterare i comportamenti patologici del giocatore d’azzardo (come avviene, del resto, per molte situazioni di dipendenza patologica). I familiari del giocatore, non devono sentirsi in colpa di quanto avviene, ma non è detto che con il loro amore risolvano problemi così specifici (che spesso il soggetto direttamente interessato dal problema non riconosce e comunque nega). Il miglior aiuto possibile -che inizia generalmente dopo che si è tentato di tutto- è rivolgersi a dei professionisti che attraverso la volontà dei familiari, condurranno gli interventi atti a modificare lo stile di vita patologico dell’interessato. In questo tipo di intervento con i familiari, l’auspicio è che il giocatore si accorga di essere “giocatore patologico”: in questo caso potrà accadere addirittura che sia il giocatore a richiedere l’aiuto.
Qualora manchi la collaborazione del soggetto, può accadere che l’intervento sia unicamente rivolto ai famigliari che ne fanno richiesta; così si lavorerà sia sullo stato di ansia, paura, tensione, preoccupazione che attanaglia il familiare e lo “imprigiona” in questo meccanismo, sia sui comportamenti che questi attuano nella relazione col giocatore. Gli interventi saranno quindi indiretti e tesi ad aumentare la stima, a modificare pensieri o azioni legate al suicidio, a mettere dei punti fermi e delle priorità nella vita del giocatore.
Nell’intervento sul giocatore si metterà in atto un processo di aiuto specifico che porterà alla riduzione della frequenza di giocate, alla riduzione delle somme scommesse, all’affievolimento della dedizione al gioco. Ci saranno interventi tesi ad aumentare la stima (bassa in alcune di queste persone), a modificare eventuali pensieri o azioni legate al suicidio (20% circa dei giocatori), a mettere dei punti fermi e delle priorità nella vita del giocatore ristrutturando i concetti del valore del denaro, del senso della famiglia, del lavoro.