Con i termini doppia diagnosi e comorbidità psichiatrica si intende una situazione di copresenza tra condizione tossicomanica e patologia psichiatrica in un medesimo soggetto.
L’insieme di molti fattori ha costituito la matrice di una consapevolezza rinnovata verso le diverse forme di sofferenza che si celano dietro ogni tossicomania. Questo consente di capire perché molti tossicodipendenti presentino una sintomatologia psichiatrica, più o meno grave, più o meno coperta dalla droga, e perché molti pazienti psichiatrici abusino di droghe. Proprio le droghe contribuiscono a innescare, ad esempio, l’esordio in giovani a rischio di crisi psicotiche. Sono diventati sempre più comuni i ricoveri, in particolare i primi ricoveri, di giovani che hanno avuto un esordio psicotico in concomitanza con l’assunzione di sostanze anche diverse dall’eroina: dalle cosiddette nuove droghe, alla cocaina e alle anfetamine, tutte abitualmente unite all’alcool. L’attenzione è stata posta anche sulla cannabis.
L’uso di sostanze è diventato un fenomeno di massa in modo particolare nelle fasce adolescenziali giovanili. Nei soggetti tossicodipendenti con comorbidità psichiatrica, l’abuso di sostanze è iniziato generalmente dopo i prodromi psichici e poco prima dell’esplosione psicotica vera e propria. È assai probabile che giovani più vulnerabili e a rischio di sviluppare un break down psicotico possano stabilire un legame più continuo, profondo e incontrollato con le sostanze anche per cercare di rispondere alla propria sofferenza o per assumere una più tranquillizzante identità tossicomanica. Da questa osservazione nasce una delle tante teorie sull’argomento, vale a dire quella per la quale il ricorso alle sostanze, attraverso varie dinamiche, sia da attribuirsi ad un uso autoterapeutico di dette sostanze, vale a dire alla preferenza per un’identità di tossicomane anziché di “matto”.
Simultaneamente all’emergere di questi fenomeni, c’è stato il costituirsi presso i servizi (Ser.T e comunità) di una popolazione di pazienti storici, caratterizzata da gravità, cronicità, ripetuti fallimenti, complessità e multiproblematicità in ogni ambito esistenziale e sociale, con una lunghissima storia di rapporti tumultuosi e discontinui con l’ambito terapeutico. Essi erano inoltre portatori di spiccate problematiche psichiche, mai adeguatamente trattate, in cui le crisi -depressive, maniacali, psicotiche, ecc.- interferivano con complessi disturbi di personalità, con devianza e deriva sociale spiccate.
I pazienti con doppia diagnosi presentano una bassa compliance ai trattamenti e percentuali più elevate di ospedalizzazione. La complessità del loro trattamento ha suggerito negli ultimi anni (maggiormente dal 2000 in poi) la creazione di servizi integrati che permettano il trattamento delle due patologie, o meglio di quella che sembra essere un’unica patologia dalla sintomatologia complessa.