INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO DELLA DOPPIA DIAGNOSI

di Antonio Floriani

gridaIl problema della doppia diagnosi è di forte attualità perché per molto tempo in queste situazioni complesse ha dominato la tendenza ad effettuare un’unica diagnosi basata sul quadro clinico dominante: o disturbo psichiatrico o disturbo da assunzione di sostanze. Ancora oggi non esistono strumenti diagnostici standardizzati che siano specificamente pensati per pazienti con doppia diagnosi. Rimane tuttavia l’obiettivo di un inquadramento diagnostico che valuti il più approfonditamente possibile gli aspetti clinici in modo flessibile, profondo, tridimensionale e multicontestuale; una valutazione che sia continua, protratta nel tempo e all’interno di una relazione ben fondata. È necessario inoltre saper cogliere i rapporti che legano quella persona alla sua storia personale, alle sue relazioni e alle attribuzioni di significato. Tutto ciò all’interno di un contesto in cui il paziente manifesta la fenomenologia tipica tossicomanica, vale a dire le dinamiche di delega, di sabotaggio, di deresponsabilizzazione, di provocatorietà e di sfida, per arrivare a cogliere il vuoto e il fallimento.

La sintomatologia psichica può essere frequentemente confusa e coperta dall’uso delle droghe stesse che possono pertanto mimare molti sintomi psichiatrici. Per verificare la presenza o meno di patologia psichiatrica in un soggetto tossicodipendente, necessita un periodo di almeno 6-8 settimane di astensione completa da qualsiasi sostanza psicotropa (droghe o farmaci). Nel periodo precedente le 6-8 settimane non è valutabile il quadro psichiatrico di un soggetto, in quanto ancora potenzialmente “alterato” dall’assunzione cronica di sostanze. La storia personologica del paziente va analizzata, con modalità di osservazione prolungata, all’interno dei contesti significativi, affettivi e di appartenenza, ipotizzando l’eventuale sviluppo di forme psicopatologiche già in età infantile (v. il caso clinico che segue). Per quanto concerne espressamente i disturbi di personalità, vanno analizzati gli sviluppi disfunzionali, le dinamiche conflittuali e le emozioni distorte che la persona elabora all’interno del proprio contesto. È questo circuito organizzato che mantiene la sofferenza specifica di quella persona e di quel contesto (parenti, amici, partner): i contenuti cruciali, le origini e gli sviluppi, il fulcro più intimo dello stare male è organizzato intorno a vari motivi: la svalutazione di sé, la confusione, il vuoto e la mancanza di un progetto esistenziale, l’attenzione conflittuale, un’interpretazione violenta di sé o del mondo.