Cannabis o canapa indiana: hashish e marijuana
La cannabis è la pianta da cui si ricavano haschish, marijuana e tutti i loro derivati. In particolare dalle foglie, dalle sommità secche, fiorite o fruttifere, dagli steli femminili (è una pianta dioica, ovvero con sesso maschile e femminile distinto).
a.       la marijuana è un miscuglio di foglie e fiori, sia maschili che femminili, frammentati e spesso mescolati con tabacco. Il contenuto di principio attivo ossia l’elemento farmacologico determinante per gli effetti della sostanza sulla psiche è dato dal delta-9-tetraidrocannabinolo (THC);
b.       l’hashish è il derivato della secrezione resinosa delle sommità fiorite.

Il contenuto di tetraidrocannabinolo è notevolmente superiore per l’hashish che per la marijuana.

L’azione psicotropa della cannabis deriva da tutti i suoi costituenti ed è legata al contenuto in tetraidrocannabinolo. L’assunzione di canapa non produce nell’uomo alterazioni significative sul metabolismo, sul quadro ematologico, sulla funzione epatica, renale o cardiaca, mentre sono presenti gli effetti psichici. Quelli a breve termine risultano essere i seguenti:

a.       apprensione ed ansietà;
b.       euforia, loquacità;
c.        diminuzione delle inibizioni;
d.       fame e sete;
e.       senso di benessere, incontrollabili scoppia di risa;
f.        sensazione di ubriachezza, languore, stanchezza piacevole.

L’azione della canapa varia in funzione delle caratteristiche personologiche di chi la assume, a seconda delle condizioni psichiche del soggetto e ovviamente dalla dose introdotta: è infatti caratteristica della canapa, così come dell’alcol, esaltare l’umore prevalente al momento dell’assunzione nella maggior parte delle persone, e ridurlo fino a perdere contatto con la realtà, a dosaggi più elevati o in seguito a ripetute assunzioni.

La tossicità della canapa è molto bassa, i casi di morte da assunzione di canapa sono infatti molto rari. Il più importante effetto secondario della canapa è la cosiddetta tossicità comportamentale, la quale causa una alterazione delle funzioni percettive e cognitive, dell’abilità psicomotoria, della motivazione, dell’umore, della capacità di gestire l’ansia, della memoria, delle relazioni interpersonali. Vi sono prove che la canapa indiana può indurre episodi di tipo psicotico simili alla schizofrenia. In Occidente dove l’uso di canapa è meno esteso ed ha un dosaggio più basso, risultano più frequenti le cosiddette sindromi amotivazionali ossia la perdita di interesse nelle comuni attività sociali.

Dipendenza psichica e tolleranza possono svilupparsi, in seguito ad un uso prolungato di dosi più elevate di cannabis. Circa l’esistenza di una dipendenza fisica, la scienza è unanime nel ritenere che la sospensione dell’uso di cannabis non sia in grado di provocare una sindrome di astinenza con tintomi di tipo fisico, ma sono piuttosto frequenti sintomi di tipo ansioso (nervosismo, agitazione) e sbalzi d’umore.

È importante sottolineare la variabilità degli effetti psicologici derivanti dall’uso di cannabis, nel senso che si manifestano specialmente se una serie di variabili individuali ed ambientali, estranee alla sostanza, agiscono in un determinato modo. Spesso si verificano negli utilizzatori di cannabis delle reazioni psichiche negative caratterizzate da angoscia, panico, depressione e paranoia (cosiddetta crisi emozionale), legate principalmente a tre fattori:

a.       problemi emozionali preesistenti;
b.       amplificazione delle emozioni provocata tipicamente dalla sostanza;
c.
        ansietà provocata nei meno esperti, dalla non conoscenza degli effetti complessivi.

Il dibattito sulla cannabis a riguardo della legalizzazione o della liberalizzazione del suo uso è a tutti noto. Gli esperimenti messi in atto dai governi di alcuni paesi non si sono rivelati utili a far chiarezza in tal senso e sono risultati, complessivamente, fallimentari. Inoltre, le più recenti tecniche di neuro-imaging funzionale come la PET, hanno dimostrato alterazioni della funzionalità cerebrale non solo in acuto, ovvero durante il suo utilizzo e nei giorni successivi, ma anche nel medio-lungo termine, a conferma dei corredi sintomatologici che insorgono specialmente nei forti consumatori, tanto durante i periodi di assunzione (sindrome amotivazionale), che in seguito alla sospensione (crisi emozionale).