Le tecniche psicoterapeutiche consistono in un processo interpersonale, consapevole e pianificato, volto a influenzare disturbi del comportamento e situazioni di sofferenza con mezzi prettamente psicologici, perlopiù verbali, ma anche non verbali, in vista di un fine elaborato in comune, che può essere la riduzione dei sintomi o la modificazione della struttura della personalità, per mezzo di tecniche che differiscono per il diverso orientamento teorico a cui si rifanno.

Le diverse psicoterapie differiscono per metodo, per patologia, per il fine perseguito. Le psicoterapie possono essere individuali o di gruppo e di fferenti in base all’orientamento. Tra le più comuni quelle di tipo psicodinamico (ovvero psicoanalitico), cognitivo comportamentale e sistemico familiare, sino a quelle più recenti e di derivazione orientale che prevedono metodi quali l’ipnosi, il training autogeno, le pratiche aiurvediche. Ogni terapia può essere inoltre d’appoggio o di sostegno, rieducativa, ricostruttiva.

DEFINIZIONI

La psicoterapia è una branca specialistica della psicologia che si occupa della cura di disturbi psicopatologici di diversa gravità che vanno dal modesto disadattamento all’alienazione profonda e possono manifestarsi in sintomi nevrotici oppure psicotici tali da nuocere al benessere di una persona fino ad ostacolarne lo sviluppo causando fattiva disabilità.

A tal fine si avvale di tecniche applicative della psicologia dalle quali prende specificazione: psicoterapia cognitivo-comportamentale, sistemica-relazionale, psicoanalitica, ecc.

Professionalmente essa è una specializzazione sanitaria riservata a Medici e Psicologi iscritti ai rispettivi Ordini professionali e in Italia si consegue mediante un percorso formativo presso scuole di specializzazione universitarie ovvero in scuole di specializzazione private. Queste ultime legittimate da una Commissione di controllo del MIUR – Ministero dell’Università e della Ricerca.
Etimologicamente la parola psicoterapia – “cura dell’anima” – riconduce alle terapie della psiche realizzate con strumenti psicologici quali la parola, l’ascolto, il pensiero, la relazione, nella finalità del cambiamento consapevole dei processi psicologici dai quali dipende il malessere o lo stile di vita inadeguato e connotati spesso da sintomi come ansia, depressione, fobie, eccetera.

Esistono numerose definizioni di psicoterapia pertinenti a teorie diverse e, in alcuni casi, in conflitto tra loro.
Numerose sono anche le pratiche psicoterapeutiche, sebbene ristrette in un più numero limitato di indirizzi teorici: psicoanalitico/psicodinamico, sistemico-relazionale, cognitivo-comportamentale, fenomenologico-esistenziale, eccetera, ciascuno dei quali, dal comune fondamento epistemologico, si è differenziato in scuole e metodologie diverse.

DISTURBI E SINTOMI TRATTABILI CON LA PSICOTERAPIA

I problemi oggetto di intervento dello psicoterapeuta vanno dal generico disagio esistenziale alle forme di disturbi più strutturati (dalle strutturazioni e sintomatologie nevrotiche a quelle psicotiche), fino alle più gravi forme di alienazione con interpretazione delirante della realtà, spesso con allucinazioni uditive, visive o tattili.

Possono essere affrontati fenomeni sintomatici quali l’ansia, la depressione, il disturbo maniacale, le fobie, le ossessioni, i disturbi del comportamento alimentare – anoressia e bulimia – e della sfera sessuale, il comportamento compulsivo, l’abuso di sostanze, eccetera (i cosiddetti “disturbi di asse I del DSM”); in psicoterapia è possibile affrontare anche i disturbi della personalità (disturbi di asse II del DSM”), o forme di disagio non psicopatologicamente strutturato e fenomeni complessi quali il mobbing, il conflitto coniugale ed altri.

In generale lo psicoterapeuta si può interessare anche di riabilitazione di soggetti con disturbi psichiatrici e della riabilitazione di tossicodipendenti, sia all’interno di strutture sanitarie pubbliche (per esempio i Centri di Salute Mentale per i soggetti psichiatrici e i SERT nel caso delle tossicodipendenze) o all’interno di Comunità Terapeutiche che possono esser sia pubbliche che private.

Tradizionalmente, alcune scuole di psicoterapia si sono occupate in particolare di determinati sintomi, come nel caso dell’indirizzo psicoanalitico, con l’attenzione alle cosiddette nevrosi (ansia, depressione, fobie, ossessioni). Altri, come il caso dei terapeuti cognitivo-comportamentali, si sono specializzati nel trattamento di disturbi da stress, depressione, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi sessuali, alimentari, del sonno e dipendenze patogene. Altri ancora, come i terapeuti familiari sistemico-relazionali, si sono occupati in particolar modo (ma non esclusivamente) dei disturbi della condotta alimentare come anoressia e bulimia negli adolescenti, dei conflitti familiari, di disturbi di area evolutiva a matrice familiare, etc.

LEGISLAZIONE

In Italia la Legge 18 febbraio 1989, n. 56, in materia di “Ordinamento della professione di psicologo” stabilisce che l’esercizio dell’attività psicoterapeutica, in ambito pubblico o privato, è riservata a laureati in Psicologia e Medicina e Chirurgia iscritti nei rispettivi Albi; per tale attività la legge prevede una formazione professionale da acquisire, dopo il conseguimento della laurea, mediante corsi di durata almeno quadriennale presso Scuole di Specializzazione Universitarie – con il pagamento delle sole imposte accademiche – o – a titolo oneroso – presso Scuole private autorizzate (“riconosciute”) dalla Commissione Ministeriale del MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca).