Di Antonio Floriani *

La tossicodipendenza, come si presenta oggi nel contesto mondiale, non ha precedenti nella storia. Sebbene molte droghe naturali fossero note già da alcuni secoli prima di Cristo, il panorama del loro utilizzo si è fortemente evoluto nel tempo. Venendo ai giorni nostri, si è assistito negli ultimi anni a un cambiamento radicale della diffusione e del consumo di sostanze psicotrope. Ad oggi non esiste un’unica definizione della parola “tossicodipendenza”: negli anni ha assunto connotazioni e valori differenti, sia per l’acquisizione di diverse conoscenze in materia, sia per la varietà del fenomeno in evoluzione pressoché continua. Inoltre, investendo più discipline di studio (mediche, sociali, giuridiche), le sue definizioni rispecchiano gli aspetti che, di volta in volta, sono maggiormente coinvolti. Se si considera la tossicodipendenza come fenomeno che produce effetti devastanti non solo sul piano clinico, la si può definire come una malattia di tipo medico-sociale, costituita da una base biologica, associata a rilevanti componenti psicologiche ed ambientali. Chi si occupa di tossicodipendenza deve aver presente sia gli aspetti clinici, sia lo sfondo psicologico ed il quadro sociale dei soggetti interessati dal problema. È per tali ragioni che questo campo necessita di interventi multidisciplinari integrati. Per la caratteristica recidivante di ogni dipendenza patologica, la tossicodipendenza è stata definita, da alcuni studiosi del settore, come “malattia ad andamento cronico recidivante”, in modo analogo al diabete, all’ipertensione e all’asma bronchiale. Secondo questa definizione, quindi, la tossicodipendenza è un’entità morbosa complessa, con componenti fisiche e psichiche, nella quale il decorso cronico e recidivante -vale a dire di lunga durata e con ricadute alternantesi a remissioni- è una caratteristica essenziale. Chi ricorre all’assunzione compulsiva di sostanze psicotrope è caratterizzato da un definito stile di vita ed è portatore di gravi conseguenze sul piano biologico, psicologico e sociale. Le componenti biologiche e psichiche sono variabili, soggette all’influenza dell’ambiente (famigliare e sociale) nonché alla disponibilità di sostanze psicoattive che agiscono su persone con specifiche caratteristiche psicologiche e neurobiologiche. Essendo quindi l’eziologia di tipo multifattoriale, spesso le cause della tossicodipendenza rimangono controverse e di difficile individuazione.

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DEFINIZIONE

Sono per definizione considerate d’abuso, tutte quelle sostanze psicotrope che “aprono” il sistema mesolimbico-dopaminergico, in grado ovvero di interferirvi e di agire in modo positivo sui meccanismi del piacere, di ricompensa cerebrale. Proprio per tale motivo è confermata la definizione che già Platone dava di piacere: “Il piacere è insaziabile” (gli stessi utilizzatori di droghe sintetiche, LSD e cocaina usano questa espressione nel descrivere le sensazioni di benessere ed il successivo craving che ne deriva). L’emivita di una qualsiasi sostanza, (T/2, ovvero il tempo dopo il quale la concentrazione della sostanza nel sangue si trova ad essere dimezzata rispetto al suo picco massimo) è inversamente proporzionale all’intensità del craving; tanto maggiore sarà il periodo di permanenza della sostanza in circolo, tanto più tarderanno ad insorgere i sintomi astinenziali e quindi il craving. Non solamente le droghe sono considerate sostanze d’abuso; infatti lo sono gli psicofarmaci, e spesso, proprio questi si trovano a ricoprire nei soggetti tossicodipendenti il ruolo di sostanza secondaria. Le sostanze d’abuso sono tra loro molto differenti, inducendo gradi diversi di dipendenza; infatti, mentre un soggetto bevitore di alcol, non diventa necessariamente alcolizzato, chi assume una o due volte cocaina o eroina ne diventa dipendente. Ciò significa che esistono sostanze d’abuso più e meno potenti.

Le sostanze ad indurre la più rapida e tenace dipendenza sono nell’ordine: 1. Cocaina: A provocarne il craving è il rapido decremento di dopamina circolante durante il down; la sua manifestazione corrisponde al “piacere insaziabile” di Platone, al “non mi bastava mai” di chi ne ha fatto esperienza diretta. 2. Nicotina: Il fumare serve a ricostituire i livelli di dopamina (colmare il craving). 3. Oppiacei: La dipendenza è sia psicologica (il craving, con profonde basi neurologiche) che fisica (che sostiene la prima). 4. Anfetamine, MDMA 5. Alcol 6. Cannabinoidi (ad alte dosi, il loro meccanismo d’azione utilizza il sistema dell’anandamide).

 

* Antonio Floriani è medico psicoterapeuta, Direttore del Centro LiberaMente di Genova. Esperto in dipendenze e comportamenti d’abuso, lavora da molti anni, a diversi livelli, nel settore. Per informazioni o per fissare un appuntamento, contattate il Centro LiberaMente o scrivete all’indirizzo antonio.floriani@centroliberamente.it