Gli oppiacei
L’eroina è una sostanza stupefacente semisintetica ottenuta dagli alcaloidi (principi attivi) naturali dell’oppio; di questi la morfina è la più rappresentata.
Si ricava dall’oppio grezzo, il succo lattiginoso estratto dalle capsule del “Papaver somniferum”. Si presenta come una polvere finissima o granulare di colore bianco, bruno (la più comune in Italia) o rossastro a seconda della purezza. Ha l’odore tipicamente pungente dell’acido acetico (per via del processo di acetificazione a partire dall’eroina-base per ottenere la forma a base libera, iniettabile e inalabile).

L’oppio è da sempre conosciuto per le sue proprietà di alleviare il dolore, e la sua diffusione a livello commerciale è legata soprattutto alla sua percentuale di contenuto in morfina. Oltre agli oppioidi naturali, sono stati ottenuti dall’uomo anche dei derivati semisintetici come l’eroina e composti puramente sintetici come il metadone.

L’oppiaceo di maggior abuso e di più larga diffusione è l’eroina il cui consumo si è andato diffondendo negli USA intorno agli anni ’60. L’eroina viene ottenuta dalla deacetilazione della morfina, esiste tuttavia una notevole differenza tra l’eroina prodotta e quella consumata, comunemente detta ‘di strada’. A quest’ultima vengono infatti aggiunte sostanze adulteranti (quali stricnina, amfetamine, barbiturici) e diluenti (quali lattosio, zucchero, bicarbonato) dette ‘di taglio’. Alcune di queste sostanze sono farmacologicamente attive, e rendono spesso la droga di strada una droga multipla a seconda delle effetti ottenuti dalle combinazioni delle varie sostanze. Spesso accade che l’eroina sia talmente diluita ossia a bassissimo contenuto di eroina pura che si parla di ‘pseudoeroinismo’ legato in gran parte a fattori psicologici e dovuto ad un meccanismo che si instaura tra piccoli spacciatori che sono anche consumatori e che utilizzano una certa quantità di eroina acquistata e poi vendono la restante diluita per ricavarne la stessa somma spesa.

Gli effetti farmacologici acuti e cronici derivanti dalla somministrazione di oppiacei si producono principalmente sul sistema nervoso centrale e sull’intestino, ma la loro azione dipende molto dalla dose, dalla via e dal numero di somministrazioni. Il meccanismo d’azione tipicamente analgesico degli oppiacei è stato spiegato con la scoperta di vari recettori situati in varie aree del sistema nervoso a cui si legherebbero le molecole delle varie sostanze morfiniche. In particolare con alcuni recettori le cui concentrazioni maggiori si trovano nelle zone del cervello e del midollo spinale implicate nella percezione del dolore. Tali recettori detti ‘mu’ sono stati considerati responsabili anche di altri effetti quali l’euforia iniziale, la dipendenza fisica dalla sostanza e l’effetto deprimente respiratorio.

Effetti sul Sistema Nervoso Centrale:
■analgesia selettiva, senza perdita di coscienza o ottundimenti delle facoltà sensoriali;
■sonnolenza, mancanza di concentrazione, ed a dosi elevate apatia, catalessia, diminuzione dell’acuità visiva.
■effetti sull’ipotalamo e gli ormoni ipofisari con diminuita resistenza agli stress e diminuzione della libido;
■costrizione del diametro delle pupille (miosi) che in caso di intossicazione da eroina diventa uno spillo;
■depressione respiratoria, nausea e vomito, stipsi.

L’eroina dà vita quasi subito al fenomeno della tolleranza che comporta un aumento di dose o una aumentata frequenza di assunzione della sostanza per mantenerne inalterati gli effetti. Per cui in presenza di un iniziale stato euforico dovuto alla prima assunzione di eroina, della durata di pochi minuti, iniziano subito a manifestarsi quegli effetti acuti sopra riportati.

Un periodo di astinenza sufficientemente lungo riduce la tolleranza del soggetto agli effetti tossici del farmaco, esponendo il tossicodipendente ad un maggior rischio di morte da ‘overdose’, qualora rifacesse uso di eroina.

Gli effetti cronici derivanti da un uso protratto di eroina, danno vita ad un quadro clinico complesso, determinato non solo dagli effetti farmacologici della sostanza ma anche dalle condizioni ed abitudini di vita del tossicomane (quali malnutrizione, promiscuità, malattie infettive dovute alla mancanza di condizioni igieniche, tromboflebiti dovute all’uso della sostanza per via endovenosa, abuso di alcool).

Anche la crisi di astinenza rappresenta un tipico effetto cronico derivante da un uso prolungato di eroina, dovuto ad una brusca sospensione di somministrazione della sostanza. Si ritiene che in caso di eroina l’instaurarsi di una situazione di dipendenza fisica si realizzi a distanza di due-tre settimane dalla prima assunzione.

La natura e la gravità dei sintomi di astinenza variano in funzione della sostanza assunta, della dose, dell’intervallo tra dosi e della salute del tossicodipendente. La sindrome di astinenza inizia 6-8 ore dopo l’ultima somministrazione e raggiunge la massima intensità entro 48-72 ore, riducendosi entro 7-10 giorni.