La psicoterapia è una forma di aiuto e di cura esercitata da medici o psicologi specializzati ed abilitati in tale disciplina. La psicoterapia è volta alla soluzione dei problemi attraverso un percorso che prevede il superamento delle situazioni di sofferenza psicologica e il cambiamento dei processi dai quali dipende il malessere o lo stile di vita che crea disagio, spesso connotati da sintomi e difficoltà nell’affrontare le situazioni (personali, familiari, di coppia, lavorative, nelle relazioni). A tal fine vengono utilizzate dal professionista psicoterapeuta tecniche e strumenti, quali il colloquio psicologico e la relazione terapeutica.

Forme  approcci e indirizzi della psicoterapia
Esistono varie forme di psicoterapia a seconda delle diverse scuole di pensiero. Tra gli indirizzi più noti, quello psicoanalitico o psicodinamico (da cui psicoanalisi o analisi), sistemico-relazionale (detto anche familiare), cognitivo-comportamentale (detto anche cognitivista).

La consulenza psicologica (o counseling) è un intervento effettuato da un professionista abilitato, rivolto a coloro che stanno vivendo un momento di difficoltà per questioni specifiche, per eventi contingenti, inerenti la quotidianità, o nella gestione di momenti particolarmente stressanti che influiscono negativamente sulla qualità di vita. Caratterizzano questo intervento il tipo di relazione, l’ascolto e l’approccio empatico col professionista che, essendo persona non coinvolta nel problema riportato, garantisce un punto di vista obiettivo e privo di implicazioni emotive. L’espressione dei propri vissuti facilita l’individuazione delle risorse personali e l’utilizzo di strategie idonee al superamento del disagio.

Psicologico, psichiatrico e psichico
È fondamentale per trattare la materia in questione avere chiari alcuni concetti di base. Va innanzitutto riconosciuta la diversità individuale che differenzia le persone non solo in base alle caratteristiche più evidenti (età, sesso, provenienza geografica, cultura, ecc.) ma, all’interno dello stesso “gruppo” in base alle caratteristiche più profonde -innate ed acquisite- proprie di ogni singolo individuo: le caratteristiche personologiche. Queste derivano dalla fusione ed interazione di un assortito insieme di elementi, fortemente variabili in qualità e “quantità”, rappresentati fondamentalmente dall’intelligenza, dal carattere, dalla personalità e dai comportamenti. Unitamente a questi elementi, le cosiddette “doti personali” consistenti in capacità più o meno specifiche (pratiche e non), dalla sensibilità alle qualità morali, ecc.
Al di là di ogni considerazione a riguardo dei comportamenti da ritenersi normali o patologici è importante differenziare tra i seguenti termini: psicologico, psichiatrico, psichico.
In via semplificativa, il termine “psicologico” viene utilizzato per individuare tutte quelle reazioni (ovvero risposte immediate) e quelle dinamiche (cioè meccanismi più complessi generalmente acquisiti nel tempo e memorizzati grazie all’esperienza) proprie del regno animale (uomo e animali) conseguenti a stimoli specifici e determinanti la qualità della vita.
Il termine “psichiatrico” indica un contesto medico-clinico e generalmente connota la natura patologica (“malata”) di ciò che si sta trattando. “Psichiatrico” è pertanto il “prodotto malato” di un processo che può avere origini tanto psicologiche (i cosiddetti traumi) quanto organiche (ovvero su base biologica) tanto innate che acquisite.
Il termine “psichico”, invece, racchiude entrambi i concetti di psicologico e psichiatrico; esso tiene presente il presupposto che, qualsiasi sia la natura (psicologica o organico-biologica) di una condotta abnorme (disturbo o patologia), è sempre “il cervello” (inteso come unità somatopsichica) a determinare la natura dei comportamenti umani.

Disturbo, patologia e tratto
Come vale per la medicina in generale, anche al campo della psichiatria fanno capo i disturbi e le patologie.
Al di là del concetto, comune ad entrambi i termini, di “qualcosa che non va”, con “disturbo” si indicano quelle situazioni mancanti di elementi oggettivamente rilevabili dal punto di vista clinico (lesioni organiche, disfunzioni endocrine, alterazioni di dati di laboratorio e biologiche di varia natura) ma chiaramente abnormi da un punto di vista comportamentale (tenendo presente anche gli elementi anamnestici).
Con “patologia” si intendono quelle situazioni con una origine di chiara natura organica in cui entrano in ballo fattori genetici, biochimici, neuroanatomici, e pertanto evidenziabile per mezzo di indagini diagnostiche (esami strumentali -TAC, RMN, PET, SPET, EEG- , prelievi ematici, ecc.).
La psichiatria e la psicologia affiancano ai due concetti base di “disturbo” e di “patologia” quello di “tratto”. Esso fa riferimento a quegli elementi risaltanti dai comportamenti umani particolarmente originali e non-comuni ma non per questo disturbanti l’individuo -né tanto meno patologici-. Essi si presentano più o meno costantemente, caratterizzano la persona e ne definiscono la personalità. Proprio per questo, il termine “tratto” viene spesso associato alla personalità, identificando tratti bizzarri, eccentrici, istrionici, narcisistici, antisociali, paranoidi, borderline, ecc.