Di Antonio Floriani *
La codipendenza (o co-dipendenza) è una dinamica per la quale una persona viene influenzata in modo eccessivo e quindi patologico dal comportamento di un’altra persona che cerca al contempo di controllare o correggere. L’altra persona può essere un qualsiasi soggetto significativo della vita del codipendente: un partner, un genitore, un figlio, un amico. Questo è solitamente affetto da qualche forma di dipendenza patologica, ad esempio da sostanze (droghe o alcol) ma non solo (gioco d’azzardo, shopping compulsivo, sesso compulsivo). Colui che si lega ad un alcolista o un tossicodipendente è animato dalla speranza di salvarlo, di guarirlo dalla dipendenza. Dedica la propria vita al recupero dell’altro, lotta. Sopporta umiliazioni, sacrifici, deficit economici, a volte vere a proprie violenze fisiche. Eppure resta intrappolato nella relazione, vi si aggrappa, non demorde. Il partner ha una dipendenza da alcool, sostanza. Il codipendente ha una dipendenza dal partner. O, ancora più irrazionalmente, una dipendenza dal volerlo salvare dal nemico e rivale: l’alcool, altra tossicodipendenza o pratica compulsiva.
Il concetto di codipendenza nasce nel campo della tossicodipendenza e dell’alcolismo. Infatti molti partner di soggetti alcolisti e tossicodipendenti tendono sia a ripetere copioni passati (scelta di partner con la stessa dipendenza di cui soffriva un precedente partner o un genitore) sia a mettere al centro della propria vita il benessere e “la salvezza” dell’altro.
A seconda dell’approccio clinico adottato e del caso considerato, la codipendenza può essere definita come una dinamica isolata (ovvero che si presenta una sola volta nella vita, nei confronti di un solo soggetto), una predisposizione, un tratto di personalità o caratteriale, un vero e proprio disturbo psicologico, cronico e progressivo. In quest’ultimo caso i codipendenti necessitano di relazionarsi con persone dipendenti per un’insana forma di benessere. La scelta di un partner alcolista o tossicodipendente che necessita di un “salvatore” ovvero del codipendente.
Le caratteristiche dei soggetti codipendenti, sono così sintetizzabili:
- concentrano la loro vita sugli altri
- la loro vita dipende dagli altri
- cercano la felicità fuori da sé
- aiutano gli altri invece che se stessi
- desiderano la stima e l’amore degli altri
- controllano i comportamenti altrui
- cercano di cogliere gli altri in errore
- anticipano i bisogni altrui
- sono attratti dalle persone bisognose d’aiuto
- attribuiscono agli altri il proprio malessere
- si sentono responsabili del comportamento altrui
- sopportano sempre di più i comportamenti altrui che non avrebbero sopportato in precedenza
- avvertono sintomi d’ansia e depressione
- hanno una paura ossessiva di perdere l’altro
- sviluppano sensi di colpa per i comportamenti sbagliati dell’altro
- provengono spesso da famiglie con esperienze di codipendenza
Dall’elenco di queste caratteristiche emergono molti punti in comune con le dipendenze affettive e relazionali. La differenza di fondo è che nelle dipendenze affettive non sempre c’è un partner problematico come nella codipendenza.
Alcune forme di codipendenza si possono sviluppare anche nei casi in cui uno o entrambi i partner cercano nell’altro la compensazione delle proprie carenze, dei propri bisogni insoddisfatti, al fine di sostenersi reciprocamente. Ad esempio chi è maggiormente istintivo cerca persone che hanno sviluppato maggiormente l’aspetto razionale e viceversa. In tal caso si sviluppa una relazione disfunzionale, non trattandosi di una forma di complementarietà, ma di un rapporto di tipo simbiotico.
Frequentemente, quando uno dei due decide di “evolvere”, ovvero mette in atto dei comportamenti che gli permettono di iniziare a superare il proprio bisogno di dipendenza dal partner, l’altro si sente inevitabilmente tradito e abbandonato, in quanto sente il venir meno di quella relazione che lo faceva sentire al sicuro. Infatti questo tipo di relazione disfunzionale come tutte le relazioni simbiotiche non prevede cambiamenti, ma equilibrio, staticità, dipendenza.
Per superare tale relazione disfunzionale bisogna innanzitutto riconoscere l’esistenza delle dinamiche che causano i comportamenti disfunzionali e poi iniziare un percorso di cambiamento del proprio modo di relazionarsi con gli altri.
* Antonio Floriani è medico psicoterapeuta, criminologo, Direttore del Centro LiberaMente di Genova. Esperto in dipendenze e comportamenti d’abuso, lavora da molti anni, a diversi livelli, nel settore. Per informazioni o per fissare un appuntamento, contattate il Centro LiberaMente ai recapiti che trovate cliccando qui o scrivete all’indirizzo antonio.floriani@centroliberamente.it