Le psicosi e la schizofrenia (capostipite delle psicosi) rappresentano quella parte della psichiatria classicamente ritenuta massima espressione delle patologia psichica ed avente come quadro clinico quello della follia, della pazzia umana.
Elemento distintivo delle psicosi, oltre all’evidenza della sue manifestazioni, la caratteristica di “incomunicabilità” con lo schizofrenico, l’incapacità di “sintonizzarsi” con l’ovvietà del senso comune, con la vita quotidiana, che suggerisce la presenza di un elemento unificante di tipo psicopatologico nel disturbo dell’associazione.
L’ipotesi eziologia più certa è quella di una complessità multifattoriale che tiene conto tanto di teorie biologiche (ovvero la schizofrenia intesa come malattia del cervello che si esprime come una malattia della mente) quanto psicologiche (concetto di genitore patogeno). Vanno pertanto considerati i fattori genetici (ereditari -confermati dalla familiarità per la patologia- ed acquisiti -dovuti ad una alterata regolazione ed espressione dei geni-), biochimici (disregolazione neurotrasmettitoriale in particolar modo a carico della dopamina ed in parte delle endorfine) e neuroanatomici (aumento delle dimensioni dei ventricoli cerebrali, allargamento dei solchi, atrofia cerebellare). Una predisposizione alla schizofrenia può essere suggerita da un disturbo cognitivo fondamentale (con sintomi di base prodromici). Tra le varie ipotesi eziogenetiche sulla schizofrenia, anche quella di tipo psicodinamico, di una profonda e totale regressione della personalità fino alla disorganizzazione completa.
Il disturbo colpisce percentuali di soggetti comprese tra lo 0,1 e l’1% della popolazione generale, in modo equamente distribuito tra i due sessi ma maggiormente rappresentato tra le classi più povere. Per tale ragione viene tenuta in considerazione anche l’incidenza di eventi stressanti nel determinare il disturbo.
Le prime definizioni del disturbo risalgono alla fine dell’800 (“demenza precoce”) in cui venivano raggruppati un insieme di disturbi con sintomatologia psicotica simile.

La sintomatologia schizofrenica è varia e complessa; per tale ragione viene raccolta all’interno di tre cluster significativamente correlati con un’area funzionale: – Distorsione della realtà e disorganizzazione del pensiero Allucinazioni Deliri Disturbo formale positivo del pensiero (eloquio dissociato) Comportamento bizzarro – Impoverimento affettivo Appiattimento affettivo Alogia (povertà di linguaggio) Abulia-apatia Anedonia-asocialità – Deficit neuropsicologici Deficit della memoria operativa Deficit del mantenimento dell’attenzione Deficit delle funzioni esecutive I criteri diagnostici del DSM IV prevedono la compresenza di: – sintomi caratterisitci (deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato, comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico, sintomi negativi, appiattimento dell’affettività, alogia, abulia). – disfunzione sociale-lavorativa – durata per almeno sei mesi – esclusione del disturbo schizoaffettivo e dell’umore – esclusione dell’assunzione di sostanze o di condizioni mediche generali – relazione con un disturbo pervasivo dello sviluppo La classificazione del disturbo secondo il DSM IV prevede: – tipo paranoide – tipo disorganizzato (eloquio disorganizzato) – tipo catatonico – tipo indifferenziato (nessuno dei tre precedenti) – tipo residuo (forma attenuata di schizofrenia con prevalenza di sintomi negativi) Il DSM prevede inoltre un disturbo schizofreniforme (sintomi della schizofrenia con durata compresa tra gli uno e i sei mesi) ed un disturbo schizoaffettivo (sintomi schizofrenici durante i quali si verifica un episodio depressivo maggiore, maniacale o misto).

TRATTAMENTO Gli interventi devono essere integrati per rispondere alla multideterminazione del disturbo e ai diversi contesti che ne risultano coinvolti. Il trattamento di scelta è rappresentato dalla farmacologia e comprende l’utilizzo congiunto di neurolettici (antipsicotici). La psicoterapia, oltre ad essere rivolta al paziente, è importante un intervento che coinvolga anche la famiglia ed interventi socioambientali, programmi di riabilitazione in centri diurni e/o comunità terapeutica, ricoveri psichiatrici ospedalieri.